![Israele: proteste contro le politiche di Netanyahu scuotono il paese 1 20240402 085918](https://masainews.it/wp-content/uploads/2024/03/20240402-085918.webp)
Le strade di Israele si sono trasformate in arene di protesta. Da Tel Aviv a Cesarea, migliaia di cittadini hanno invaso le città, trasformando il paese in un palcoscenico di manifestazioni senza precedenti. La questione al centro del dibattito è delicata e tocca nervi scoperti della società israeliana: il servizio militare obbligatorio per gli studenti delle scuole religiose ultraortodosse e le accuse di corruzione che pendono sul Primo Ministro Benjamin Netanyahu.
Un paese diviso si mobilita
La scena a Tel Aviv è stata emblematica: la ‘piazza degli ostaggi’ è diventata teatro di un confronto diretto tra la popolazione e le forze dell’ordine, con la polizia che ha fatto uso di granate assordanti e cannoni ad acqua per cercare di disperdere la folla. Nonostante le avvertenze della polizia su un ‘imminente rischio per la vita umana’, la determinazione dei manifestanti è rimasta incrollabile, segno evidente di un malcontento profondo radicato nella società israeliana.
La voce di Yasmin Porat, sopravvissuta tanto agli attacchi di Hamas quanto ai bombardamenti israeliani, ha risuonato forte durante le proteste. Le sue parole hanno riecheggiato il sentimento di un intero popolo: ‘Questo governo ha le mani sporche di sangue. Prendere 134 bare da Gaza non è una vittoria. Solo quando l’ultimo ostaggio sarà qui, lo Stato di Israele potrà risorgere’.
La questione ultraortodossa
Il nodo della leva militare per gli ultraortodossi si è rivelato un punto critico per il governo di Netanyahu. La recente sentenza della Corte Suprema, che ha dichiarato anticostituzionale l’esenzione dal servizio militare per gli studenti delle scuole religiose, ha scosso le fondamenta di un accordo di lunga data. Netanyahu si trova ora di fronte a una scelta difficile, con una deadline stringente per risolvere una questione che divide profondamente il paese.
I partiti ultraortodossi, pilastri della coalizione di governo, si trovano in una posizione delicata. L’eventualità di un taglio dei sussidi e le conseguenze per i renitenti alla leva rappresentano un dilemma che potrebbe scuotere la loro base di consenso. Il sostegno degli influenti rabbini, tuttavia, sembra orientato a mantenere l’unità del governo, anche a costo di affrontare misure impopolari.
Netanyahu tra giudizi e tensioni politiche
Le proteste si inseriscono in un contesto già complesso per il Primo Ministro israeliano. Le accuse di corruzione che gravano su Netanyahu e i suoi problemi giudiziari rappresentano un fronte aperto che continua a minare la sua credibilità e leadership. La guerra in corso ha ulteriormente complicato la situazione, con oltre 500 soldati israeliani caduti mentre le scuole religiose continuavano le loro attività.
La mobilitazione popolare in Israele segna un momento cruciale nella storia del paese. Le divisioni interne, accentuate dalla guerra e dalle politiche governative, hanno portato a una situazione di stallo che richiede soluzioni immediate e condivise. La sfida per Netanyahu e per il futuro politico di Israele è quella di trovare un equilibrio tra le esigenze di sicurezza nazionale e la coesione sociale, in un momento in cui entrambi gli aspetti sembrano più fragili che mai.
La strada verso una risoluzione dei conflitti interni e delle tensioni sociali in Israele appare lunga e tortuosa. Le proteste e le manifestazioni di queste settimane non sono solo un segnale di dissenso, ma un chiaro messaggio al governo e alla società israeliana: è tempo di ascoltare e di agire per ricucire le fratture di un paese alla ricerca di pace e unità.