Nelle calde giornate che precedono la Pasqua, un evento unico e controverso si svolge nelle Filippine, attirando l’attenzione di fedeli e turisti da tutto il mondo. Si tratta della rievocazione della crocifissione di Gesù Cristo, un rituale che va oltre la semplice commemorazione religiosa, sfociando in una pratica estrema di fede e devozione. Quest’anno, sotto il sole cocente del nord di Manila, alcuni devoti hanno vissuto l’esperienza della crocifissione in maniera letterale, facendosi inchiodare a delle croci in una rappresentazione che ha del paradossale.
Un Rituale di Fede Profonda
La scena è quasi biblica: cittadini vestiti da soldati romani frustano i partecipanti che portano le croci sulle spalle, per poi inchiodare mani e piedi di tre uomini – impersonando Gesù e i due ladroni – su legni eretti a mo’ di croci. Tra questi, Ruben Enaje, 63 anni, che quest’anno ha partecipato per la 35esima volta. Le sue parole risuonano cariche di un sentimento profondo: «Non so per quanto tempo potrò farlo perché anche il mio corpo sta invecchiando». La rappresentazione, che ogni anno attira più di 20mila visitatori da diverse parti del globo, incarna la dimostrazione di fede più estrema in un paese dove l’80% dei suoi oltre 110 milioni di cittadini si identifica come cattolico romano.
La Posizione della Chiesa
Nonostante la popolarità e la profondità spirituale che molti attribuiscono a questa tradizione, la Chiesa cattolica esprime una posizione critica. Il rituale della crocifissione viene considerato troppo violento e non necessario per la commemorazione della Passione di Cristo. La Chiesa suggerisce che la vera devozione può essere espressa attraverso la preghiera e un sincero pentimento, piuttosto che attraverso atti di autoflagellazione o crocifissione. Questa divergenza tra la pratica popolare e l’insegnamento ufficiale della Chiesa solleva questioni importanti sulle diverse interpretazioni della fede e sulla ricerca personale di redenzione e sacrificio.
Una Tradizione Controversa
La pratica della crocifissione nelle Filippine, sebbene radicata in una lunga tradizione locale, non manca di suscitare controversie. Da un lato, c’è chi vede in questi atti estremi un’espressione di fede pura e incondizionata, un modo per avvicinarsi al dolore e alla sofferenza di Gesù nel modo più diretto possibile. Dall’altro, critici e rappresentanti della Chiesa mettono in guardia contro i pericoli fisici a cui si espongono i partecipanti, oltre a sollevare dubbi sulla comprensione e sull’interpretazione del messaggio del Vangelo.
L’aspetto turistico dell’evento aggiunge un’ulteriore dimensione di complessità, con migliaia di persone che accorrono per assistere a queste crocifissioni, tra fascino e orrore. Questa affluenza di visitatori, se da un lato porta beneficio all’economia locale, dall’altro solleva interrogativi sull’opportunità di trasformare un atto di fede in spettacolo.
La Fede nella Prova
Al di là delle polemiche e delle diverse interpretazioni, ciò che emerge con forza dalla tradizione della crocifissione nelle Filippine è la ricerca di un contatto autentico e profondo con la spiritualità. Per i partecipanti, come Ruben Enaje, questi atti di sacrificio personale rappresentano un modo per condividere le sofferenze di Cristo, una prova di fede che va oltre il dolore fisico. La loro esperienza solleva questioni universali sulla natura del sacrificio, sull’identificazione con le sofferenze altrui e sulla ricerca di redenzione e purificazione attraverso atti estremi di devozione.
In definitiva, la crocifissione reale nelle Filippine rimane un fenomeno unico, che interpella la coscienza collettiva su temi come il dolore, la fede, il sacrificio e la redenzione. Mentre la Chiesa e parte della società esprimono perplessità e critiche, per molti fedeli la rappresentazione della Passione di Cristo continua a essere un momento di profonda connessione spirituale, un ponte tra il terreno e il divino, tra l’umano e il sacro.
La tradizione della crocifissione, con tutte le sue sfaccettature e contraddizioni, invita così a una riflessione più ampia sul significato della fede e sulle diverse vie attraverso le quali gli esseri umani cercano di esprimere e vivere il loro rapporto con il divino, in un intreccio indissolubile tra cultura, tradizione e spiritualità personale. Le parole di Ruben Enaje e la sua trentacinquesima crocifissione non sono solo l’eco di una pratica controversa, ma anche una testimonianza della complessità e della profondità della ricerca spirituale dell’uomo.