Nella notte, un’imponente serie di attacchi missilistici ha scosso l’Ucraina, segnando un’escalation nel conflitto che vede contrapposti Kiev e Mosca. Cento tra missili e droni sono stati lanciati contro obiettivi civili, in un’azione che ha toccato centrali termiche e idroelettriche nelle aree centrali e occidentali del Paese. Quest’offensiva segue la dichiarazione di guerra santa fatta dal patriarca Kirill, un gesto che ha ricevuto la benedizione ecclesiastica e che approfondisce ulteriormente le tensioni nel contesto internazionale.
La dichiarazione di guerra santa e l’impatto sul conflitto
Il “Concilio mondiale del popolo russo”, presieduto dal patriarca Kirill, ha espresso un sostegno inequivocabile all’operazione militare in corso, definendola una “guerra santa”. Il documento approvato a Mosca sottolinea che la Russia, con le armi in mano, difende “la propria vita, la libertà, la statualità, l’identità civile, religiosa, nazionale e culturale” e il diritto di vivere entro i confini di uno Stato russo unito, includendo in questa visione anche l’Ucraina. Questa narrazione non solo giustifica l’escalation militare ma chiama a una maggiore offensiva nel momento in cui l’Ucraina rischia di vedere compromessa la sua resistenza, in particolare nel fronte orientale.
Gli attacchi notturni e la risposta ucraina
Nella nottata, la strategia militare russa ha mirato a infliggere danni critici alle infrastrutture chiave dell’Ucraina, con un bombardamento massiccio che ha colpito centrali energetiche. Nonostante l’intensità dell’offensiva, le forze armate ucraine hanno dichiarato di aver distrutto la maggior parte dei droni e di aver intercettato numerosi missili. Tuttavia, i danni alle infrastrutture energetiche rappresentano un duro colpo per l’Ucraina, con la più grande azienda elettrica privata del Paese, Dtek, che ha segnalato gravi danni a tre delle sue centrali termiche.
La reazione europea e internazionale
La risposta internazionale non si è fatta attendere. La Polonia ha prontamente dispiegato caccia nell’ambito degli assetti Nato per monitorare il proprio spazio aereo, mentre gli Eurofighter dell’Aeronautica militare italiana hanno eseguito intercettazioni di aerei russi sul Mar Baltico. Queste azioni rafforzano la percezione di un’Europa sempre più coinvolta e preoccupata per l’escalation del conflitto. Il premier polacco Donald Tusk ha evidenziato come la guerra, un tempo considerata un concetto del passato, sia ora una minaccia reale e imminente, suggerendo l’ingresso in un’era di nuova instabilità.
Le preoccupazioni per la sicurezza nucleare
Le tensioni non riguardano solo il teatro militare convenzionale. L’accentuarsi degli scontri ha sollevato serie preoccupazioni riguardo la sicurezza delle strutture nucleari, in particolare la centrale di Zaporizhzhia. L’Agenzia internazionale Onu per l’energia atomica (Aiea) ha espresso timori per le attività militari nelle vicinanze dell’impianto, con il direttore generale Rafael Grossi che ha riferito di continue esplosioni udite sul posto. Questa situazione pone in evidenza i rischi di una crisi nucleare in aggiunta agli orrori della guerra convenzionale, rendendo imperativo un intervento internazionale per prevenire un disastro.
La situazione in Ucraina continua a deteriorarsi, con l’intensificarsi degli attacchi russi e la crescente mobilitazione internazionale in risposta all’escalation. La dichiarazione di guerra santa da parte del patriarca Kirill aggiunge una dimensione spirituale e morale al conflitto, spingendo ancora di più le forze russe all’offensiva. Mentre le infrastrutture ucraine subiscono danni significativi e la comunità internazionale mobilita risorse e strategie difensive, la crisi ucraina si conferma come uno dei principali focolai di tensione nel panorama geopolitico mondiale, con implicazioni che vanno ben oltre il teatro di guerra.