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Israele accusato di usare la fame come arma di guerra a Gaza
Israele è stato duramente accusato dall’Alto rappresentante dell’Unione Europea per gli affari esteri, Josep Borrell, di utilizzare la fame come un’arma di guerra nella Striscia di Gaza. Borrell ha dichiarato che mezzo milione di persone sono “a un passo dalla carestia” e che questa situazione non è causata da eventi naturali, bensì è provocata artificialmente da Israele.
Da tempo la situazione umanitaria a Gaza è critica, con gravi carenze di cibo, acqua, medicine e beni essenziali. Organizzazioni internazionali hanno confermato che la popolazione civile sta affrontando una catastrofe senza precedenti a causa della grave mancanza di risorse di base. Le autorità locali hanno segnalato decessi per fame, evidenziando la drammaticità della situazione.
Assedio e controversie sugli aiuti umanitari
Israele ha imposto un blocco generalizzato e controlli severi sull’ingresso di beni nella Striscia di Gaza fin dall’inizio della guerra. Le organizzazioni umanitarie hanno accusato Israele di ostacolare le consegne degli aiuti, mentre il governo israeliano sostiene che i problemi di distribuzione interno sono la causa principale della scarsità.
L’ingresso degli aiuti umanitari è stato permesso solo con condizioni rigide e controlli stringenti, causando ritardi e interruzioni nelle consegne. Nonostante gli impegni presi da Israele per garantire un flusso costante di aiuti, la distribuzione regolare non è stata attuata. La popolazione dipendente dagli aiuti umanitari si è trovata in una situazione sempre più disperata a causa della scarsità di risorse essenziali.
Accuse di crimini di guerra
L’accusa di Borrell nei confronti di Israele va oltre le problematiche di distribuzione degli aiuti, definendo l’azione israeliana come un crimine di guerra. Affamare deliberatamente la popolazione civile è considerato un atto illegale e immorale, vietato dalla Convenzione di Ginevra del 1977.
La grave crisi umanitaria a Gaza, secondo varie organizzazioni e esperti, potrebbe essere il risultato di un’azione pianificata e intenzionale da parte di Israele. Le difficoltà nell’accesso agli aiuti umanitari e la mancanza di risorse di base hanno portato a una situazione critica, con la popolazione civile in condizioni estreme. I dubbi sulla reale motivazione di Israele nell’affrontare la crisi umanitaria rimangono al centro del dibattito internazionale.