Gli Aiuti dal Mare: Un Porto Galleggiante per Gaza
Il presidente americano Joe Biden ha annunciato nel suo discorso sullo stato dell’Unione un piano innovativo per portare gli aiuti umanitari nella Striscia di Gaza via mare, superando le difficoltà legate ai controlli israeliani ai valichi di Kerem Shalom e Nitzana, insieme alla chiusura del valico settentrionale di Erez. Questa proposta si integra con l’iniziativa già presentata da Cipro ai 27 Paesi membri dell’Unione Europea fin dal mese di novembre, sebbene ci siano ancora molte questioni da chiarire su questa strategia.La Striscia di Gaza attualmente non dispone di un vero e proprio porto, ma solo di un modesto porticciolo utilizzato dai pescatori locali. Le acque limitrofe sono sorvegliate dalla Marina militare israeliana, coinvolta in operazioni militari coordinate con l’aviazione e le truppe terrestri. Biden ha dichiarato che gli Stati Uniti prevedono la costruzione di un porto galleggiante capace di accogliere navi da carico di grandi dimensioni, sebbene al momento non sia stato presentato un progetto definitivo.
Un Porto Galleggiante per Gaza: Dettagli e Ipotesi
Si ipotizza la creazione di lunghe banchine galleggianti nelle acque profonde di fronte alla costa settentrionale di Gaza, non lontano dal porto israeliano di Ashdod attualmente inattivo. Queste strutture potrebbero accogliere navi mercantili di grandi dimensioni, come portacontainer, anche se non è ancora chiaro quali saranno le specifiche dimensioni delle banchine. Considerando che una nave mercantile può trasportare migliaia di container, l’impatto degli aiuti via nave cargo sarebbe molto più significativo rispetto alle consegne terrestri effettuate con camion, che al momento entrano in quantità limitata ogni giorno.Il Pentagono ha rivelato alcuni dettagli sull’operazione, specificando che al momento non è stato definito un progetto completo e che i costi non sono stati ancora stimati. Si prevede il coinvolgimento di circa mille soldati, i quali, come ha sottolineato Biden, non metteranno piede a terra. L’intera operazione sarà gestita via mare per evitare un coinvolgimento diretto nel conflitto tra Israele e Hamas. Si prevede che la progettazione e la costruzione del porto richiederanno diverse settimane, forse fino a due mesi.
Coordinamento e Sicurezza: Sfide e Prospettive
Data la natura conflittuale della regione, con la presenza della Marina israeliana al largo delle coste e delle Forze di difesa israeliane a terra, sarà essenziale coordinarsi strettamente con Tel Aviv per garantire il successo e la sicurezza dell’operazione. Biden ha chiarito che Israele dovrà assumersi la responsabilità della sicurezza dell’operazione e che i soldati statunitensi non faranno sbarco sul territorio. Attualmente, le ispezioni di sicurezza israeliane si svolgono ai valichi di Kerem Shalom e Nitzana, rallentando i tempi di consegna degli aiuti. Per il corridoio marittimo da Cipro, si prevede che le ispezioni avvengano nel punto di carico, con l’obiettivo di accelerare il processo, data la minore vulnerabilità a infiltrazioni di Hamas sul suolo cipriota.Una volta completata la costruzione del porto galleggiante da parte degli ingegneri americani, il corridoio umanitario marittimo da Cipro entrerà in piena attività, con la distribuzione degli aiuti gestita da personale riconosciuto dalle organizzazioni coinvolte. Si prevede che la missione umanitaria italiana “Missione Levante” possa partecipare all’operazione, senza escludere la presenza a terra.