Le nuove strategie dell’intelligence russa in Europa
Le spie russe si sono riorganizzate negli ultimi mesi, dimostrando una notevole abilità nelle operazioni sul territorio europeo. Lo scandalo della conversazione militare intercettata in Germania e la morte del disertore russo Maxim Kuzminov in Spagna sono solo alcuni degli eventi che hanno messo in luce l’efficacia delle azioni dell’intelligence russa. Secondo un funzionario europeo anonimo citato dal Financial Times, le attività spionistiche russe sono tornate ad un livello paragonabile a quello della Guerra fredda, se non superiore.
La riorganizzazione post-invasione dell’Ucraina
Dopo l’invasione dell’Ucraina nel 2022, i governi europei hanno reagito espellendo più di 600 diplomatici russi, di cui 400 erano considerati spie attive sotto copertura diplomatica. Questo evento ha rappresentato un duro colpo per le agenzie d’intelligence russe, che hanno perso un importante strumento di raccolta informazioni in Europa. Le ambasciate, spesso utilizzate come basi operative per le attività di spionaggio, hanno subito un duro colpo con le espulsioni in massa.
Le agenzie di intelligence russe, tra cui l’FSB, il SVR e il GRU, si sono trovate inizialmente in difficoltà a causa delle espulsioni e della perdita di risorse operative in Europa. Tuttavia, negli ultimi due anni, queste agenzie si sono riorganizzate e hanno adottato nuove strategie per continuare le loro attività. Gli agenti si sono spostati in paesi neutrali o confinanti con l’Unione Europea, come Serbia e Turchia, per gestire le operazioni in modo più discreto ed efficace.
Collaborazioni rischiose e operazioni complesse
L’intelligence russa ha dimostrato una grande capacità di adattamento, collaborando con gruppi criminali locali per condurre operazioni rischiose. Ad esempio, l’aiuto di un gruppo criminale serbo per far fuggire Artem Uss dall’Italia ha evidenziato la determinazione e la raffinatezza delle azioni dell’intelligence russa. Anche nell’omicidio del disertore Maxim Kuzminov in Spagna, si ipotizza un coinvolgimento di gruppi criminali locali, secondo le prime indagini.
L’utilizzo di intermediari non ufficiali, come cittadini russi o di altre nazionalità presenti in Europa, ha reso più complesso il lavoro di controspionaggio per i paesi europei. Jose Assis Giammaria, un presunto ricercatore brasiliano che lavorava per la Russia in Norvegia, è solo un esempio di come l’intelligence russa si avvalga di individui esterni per ottenere informazioni sensibili. Queste collaborazioni rendono difficile identificare le spie e contrastare le attività di spionaggio.
Nonostante i successi ottenuti dall’intelligence russa in Europa, la situazione attuale potrebbe non essere interamente favorevole alla Russia. Le azioni complesse e rischiose messe in atto, insieme alla crescente esposizione mediatica di queste operazioni, potrebbero portare a una maggiore vigilanza e a misure di sicurezza più stringenti da parte dei paesi europei. La capacità di adattamento e l’abilità nell’operare in contesti ostili rimangono comunque punti di forza dell’intelligence russa, che continua a rappresentare una sfida per la sicurezza e la stabilità in Europa.