Crisi elettorale in Iran: un test di legittimità per il regime teocratico
Le elezioni parlamentari in corso in Iran stanno scuotendo il paese, con l’ombra delle recenti proteste e la violenta repressione che hanno aumentato il malcontento popolare. Queste elezioni, le prime dopo le sollevazioni seguite all’assassinio di Mahsa Amini per non aver indossato correttamente l’hijab, si stanno trasformando in un significativo test di legittimità per i chierici al potere. L’astensione dal voto sta diventando un segnale di protesta contro il regime, minando la credibilità delle istituzioni attuali.
Un processo elettorale controverso
Le elezioni in Iran non sono considerate libere e giuste, principalmente a causa del discutibile processo di selezione dei candidati guidato dal Consiglio dei guardiani della Costituzione. Quest’organo composto da 12 membri, in realtà nominati dalla Guida suprema, esercita un controllo significativo sulle elezioni. Il Consiglio è stato accusato più volte di manipolare gli esiti elettorali attraverso la squalifica di massa dei candidati non allineati al potere, riducendo così la libertà di scelta dei cittadini e limitando le opzioni di voto a candidati predeterminati.
Quest’anno, l’annuncio dei candidati ufficiali a meno di due settimane dal voto ha alimentato ulteriormente il disagio popolare. La scarsa fiducia nel processo elettorale è ulteriormente aggravata dall’influenza del Consiglio dei guardiani e dalla mancanza di reali riforme da parte dei candidati eletti in precedenza. L’esclusione totale del Fronte riformista, una coalizione progressista, ha sollevato dubbi sul reale pluralismo all’interno del panorama politico iraniano, confermando la tendenza a favorire solo candidati conservatori.
Un appello al boicottaggio e una crisi di affluenza
Organizzazioni della società civile, esponenti politici e figure dell’opposizione hanno lanciato un appello al boicottaggio delle elezioni, definendole una farsa che mina la legittimità del regime. Il rifiuto diffuso di partecipare al voto è emerso chiaramente dai sondaggi, con una percentuale significativa della popolazione che ha dichiarato la propria intenzione di astenersi. L’invito al boicottaggio mira a delegittimare l’esito elettorale e a mettere in discussione l’autorità del regime.
Secondo i dati riportati da diversi sondaggi, l’intenzione di non partecipare alle elezioni è diffusa tra la popolazione iraniana. Percentuali che oscillano tra il 77% e il 60% evidenziano un crescente dissenso nei confronti del sistema elettorale attuale. Il tentativo delle autorità di aumentare l’affluenza tramite campagne mediatiche è stato contrastato da un diffuso senso di sfiducia e disillusione, alimentando un clima di incertezza e contestazione in vista del voto del primo marzo 2024.