Un’Europa alla ricerca di un altro genere di forza
Due anni di guerra in Ucraina hanno generato una complessa e contrastante narrazione mediatica. Mentre alcuni vedono la vittoria di Zelensky come un dato scontato, altri ritengono che la situazione sia ben diversa. L’editoriale del Foglio sottolinea che “Putin ha già perso da mesi”, ma Limes ribatte affermando che “stiamo perdendo la guerra”. Questo non riguarda solo l’Ucraina, ma si estende a conflitti globali come la “Guerra Grande” coinvolgente Israele, la Palestina e molte altre regioni. Domenico Quirico e il Cardinale Zuppi evidenziano la drammaticità della situazione, sottolineando le bugie diffuse dai leader coinvolti. Putin e Zelensky sono entrambi accusati di aver mentito al loro popolo. Quirico denuncia l’uso della guerra per fini politici interni, mentre il Cardinale si interroga sul destino degli individui coinvolti in queste tragiche vicende. La guerra diventa così uno strumento per fini ben diversi da quelli dichiarati, lasciando sul campo migliaia di vittime e un’ombra di incertezza sul futuro.
La ricerca di una nuova prospettiva: un altro genere di forza per l’Europa
Alessandra Chiricosta propone di immaginare “un altro genere di forza” per un’Europa desiderosa di rinnovarsi. Questa visione si allontana dai tradizionali paradigmi legati alla forza militare, aprendo spazi di riflessione su nuovi approcci alla risoluzione dei conflitti e alla promozione della pace. La domanda sulla “forza” diventa cruciale per chi si oppone alla guerra, spingendo a una riflessione profonda sulle alternative possibili. Il defunto Alex Langer aveva avanzato l’idea di creare un “corpo civile di pace dell’Onu e dell’Unione europea”, un’iniziativa che, seppur idealistica, potrebbe offrire un’alternativa concreta alla logica bellica dominante. Questo corpo dovrebbe coinvolgere professionisti e volontari non violenti di tutte le età, mirando a prevenire i conflitti e a costruire la pace in seguito alle guerre. L’importanza di una cultura pacifista radicata e di una volontà ferrea emerge come prerequisito per un cambiamento significativo. Infine, la proposta di collaborare con le forze armate delle Nazioni Unite e con le parti coinvolte nei conflitti rappresenta un approccio pragmatico che potrebbe favorire la transizione verso un modello di gestione dei conflitti più umano e sostenibile. La sperimentazione di idee innovative come i “corpi civili di pace” potrebbe rappresentare un passo concreto verso la costruzione di un mondo più pacifico e solidale.