Netanyahu: Tensioni in Medio Oriente e la ricerca di una tregua
Benjamin Netanyahu, primo ministro israeliano, ha recentemente dichiarato la disponibilità a liberare i detenuti palestinesi, ma con una condizione precisa: ‘dovranno andare in Qatar’. Nonostante questo apparente gesto di apertura, Netanyahu ha ribadito la determinazione dell’operazione militare nella zona di Rafah, gli ultimi chilometri quadrati della Striscia di Gaza al confine con l’Egitto. Il premier israeliano ha sottolineato che l’operazione ‘ci sarà anche se arriviamo a un accordo’, enfatizzando la prossimità di una presunta ‘vittoria totale’.
La strategia di Netanyahu e le reazioni internazionali
Gli analisti si interrogano sulle reali intenzioni di Netanyahu nel continuare a enfatizzare l’offensiva militare, nonostante le posizioni contrarie espresse anche dalla Casa Bianca. Alcuni ipotizzano che questo possa essere un modo per spingere i leader fondamentalisti palestinesi a accettare determinate condizioni. Netanyahu stesso ha affermato: ‘Voglio trovare il modo per far tornare i rapiti ma Hamas deve ridurre le richieste deliranti’. Tuttavia, le speranze di un rapido accordo sembrano essere state vanificate, in quanto fonti saudite hanno smentito l’ipotesi di una pausa temporanea concordata.
La pressione internazionale e la situazione umanitaria
Il presidente Joe Biden e la comunità internazionale si trovano sotto pressione per raggiungere una tregua immediata, vista l’imminente inizio del Ramadan, il mese sacro per i musulmani. La situazione umanitaria nella Striscia di Gaza è sempre più critica, con migliaia di palestinesi uccisi e sfollati a causa dei 142 giorni di guerra. Secondo l’agenzia di stampa Reuters, i residenti, tornati nelle loro case distrutte, si trovano a dover cercare cibo tra le macerie, arrivando perfino a nutrirsi di animali morti da settimane.
Durante le manifestazioni a Tel Aviv, la polizia ha arrestato diversi dimostranti e l’ex primo ministro Ehud Barak ha esortato la popolazione a non abbandonare la protesta. Barak ha dichiarato che sono necessari ’30 mila cittadini accampati davanti al Parlamento per tre settimane giorno e notte’ per mettere pressione sul governo. Secondo Barak, Netanyahu è disposto a ‘rischiare la vita degli ostaggi’ pur di mantenere un’immagine di leadership forte.