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Google e Meta contro gli spyware made in Italy
Meta e Google hanno messo nel mirino gli spyware made in Italy, sollevando questioni cruciali sull’uso di tecnologie invasive e pericolose. L’industria di spyware e sistemi di sorveglianza è finita sotto la lente di due colossi digitali, evidenziando reti di account fasulli, trojan mascherati da app legittime e vulnerabilità sfruttate per infettare i dispositivi di giornalisti, attivisti e politici di opposizione. Le aziende italiane come Cy4Gate, Negg Group e Ips Intelligence sono state messe sotto accusa nei rapporti di cybersecurity di Big G e della holding di Facebook, Instagram e Whatsapp.
Il Pall Mall Process e la lotta alla sorveglianza indiscriminata
Il 6 febbraio a Londra, è stato siglato il Pall Mall Process, un’iniziativa internazionale per regolamentare l’uso di spyware e strumenti di sorveglianza online. Questo accordo coinvolge 27 Stati e unioni internazionali, con partecipazioni di aziende digitali come Meta e Microsoft, insieme a organizzazioni non governative e università. Google sottolinea che il danno causato da queste tecnologie non è ipotetico, citando l’uso contro giornalisti, attivisti e dissidenti come esempi evidenti di abusi.
Le aziende italiane sotto accusa
Meta e Google hanno individuato diverse aziende italiane nel settore degli spyware. Cy4Gate, con base a Roma e partecipata da Elettronica, è stata al centro delle indagini. Meta ha rimosso una rete di account falsi su Facebook e Instagram collegati a Cy4Gate, usati per raccogliere informazioni pubbliche sui bersagli. Rcs Lab, società controllata da Cy4Gate e attiva dal 1993, è stata accusata di utilizzare account fake e altre tecniche per spiare giornalisti e dissidenti in diverse nazioni, tra cui Mongolia e Kazakhstan.
Le tecnologie come Epeius di Cy4Gate e Hermit di Rcs Lab sono state menzionate come strumenti utilizzati per attaccare dispositivi con sistemi operativi iOS e Android. L’inchiesta ha rivelato la presenza di prodotti come Gens.AI di Cy4Gate, progettati per creare avatar virtuali per attività investigative. Meta e Google pongono l’accento su un approccio globale per contrastare questa minaccia e proteggere giornalisti e attivisti da utilizzi impropri di tecnologie invasive.