![Proteste globali: Israele contro Putin 1 20240217 060445](https://masainews.it/wp-content/uploads/2024/02/20240217-060445.webp)
Proteste globali: Israele contro Putin
I pacifisti in piazza ci vanno solo contro Israele, non contro Putin. Questa dicotomia nel panorama delle proteste globali emerge con forza in diverse capitali del mondo. Mentre le manifestazioni contro il Presidente russo Vladimir Putin si moltiplicano da Roma a Berlino, da Londra a Parigi, da New York a Los Angeles, un’osservazione critica sottolinea un’evidente disparità di attenzione e partecipazione. I giovani manifestanti, in particolare, si fanno portavoce del dissenso, esponendo gigantografie con il volto di Alexei Navalny e lo slogan ‘Putin assassino’.
Asimmetrie nell’impegno civile
Nonostante l’intensità delle proteste contro Putin, emerge un’osservazione amara: ‘I cortei di massa continueranno ad essere solo contro Israele’. Questa asimmetria nell’impegno civile solleva interrogativi sulla selettività delle cause abbracciate dalla mobilitazione globale. Mentre le ambasciate russe sono teatro di contestazioni e la voce dei manifestanti si leva contro possibili scenari bellici e nucleari, la percezione di un’indifferenza generale verso altre realtà geopolitiche si fa strada.
Doppia misura nell’attivismo
Il giornalista e scrittore Rampini denuncia una ‘doppia misura nell’attivismo’, evidenziando come le proteste si concentrino principalmente su Israele, tralasciando altre aree del mondo colpite da regimi autoritari o situazioni di conflitto. I graffiti che dipingono le città accusano di genocidio e fascismo esclusivamente l’America e i sionisti, trascurando le sofferenze patite in contesti come la Corea del Nord, lo Xinjiang, l’Iran o il Venezuela. Una narrazione che, secondo Rampini, riflette un’omissione selettiva e un’applicazione differenziata della solidarietà e dell’indignazione.