Un Nuovo Approccio alla Questioni Migratorie
Parlare davvero di Africa – La morte di Ousmane Sylla, il ragazzo della Guinea suicida a Ponte Galeria, e la rivolta dei suoi compagni reclusi nel centro accendono una luce su questioni che in genere preferiamo rimuovere, perché apparse finora sempre insolubili. Questo episodio mette in evidenza i rimpatri di chi non ha titolo per restare nel nostro Paese e, più in generale, la risposta alle istanze che premono su di noi dall’altra sponda del Mediterraneo. Secondo l’Ismu, gli stranieri irregolari in Italia erano circa mezzo milione nel 2022. Si delineano sfide come la difficoltà di aprire nuovi e più decenti Centri di Permanenza per il Rimpatrio (Cpr) a causa dell’ostilità degli enti locali e dell’assenza quasi totale di accordi di rimpatrio con i Paesi di provenienza.
Un Cambio di Paradigma Necessario
Serve un cambio di paradigma. Nonostante le sfide e le incertezze, il Piano Mattei svelato al vertice di fine gennaio tra Italia e Africa non dovrebbe essere sottovalutato. Questo piano, non è solo un’invenzione, ma un’intenzione concreta di affrontare le complesse questioni migratorie e di cooperazione tra i due continenti. L’Africa non può essere considerata come un unicum, ma come un mosaico di realtà diverse. Le radici di questo progetto di cooperazione si estendono ben oltre il Mediterraneo, affondando nel contesto energetico globale e nelle relazioni economiche.
Il Piano Mattei, sebbene abbia risorse limitate, potrebbe prosperare solo in un contesto europeo più ampio, integrato con iniziative come il Global Gateway dell’Unione Europea. L’obiettivo è creare un’efficace rete di investimenti in Africa, sfruttando il know-how di aziende come l’Eni. Il rischio di concentrarsi troppo sui combustibili fossili e di trascurare lo sviluppo sostenibile potrebbe minare il progetto. Tuttavia, l’importante è che esista una visione e un piano d’azione concreto per affrontare le sfide migratorie e di cooperazione tra Italia e Africa.