Joe Biden propone una tregua di sei settimane
Joe Biden, presidente degli Stati Uniti, ha annunciato un nuovo impulso nei negoziati tra Israele e Hamas, proponendo una tregua di almeno sei settimane. Questo obiettivo mira a consentire il rilascio degli ostaggi e a costruire una soluzione più duratura. L’iniziativa è stata comunicata dopo l’incontro con il re Abdallah di Giordania alla Casa Bianca. L’amministrazione statunitense non si è arresa di fronte alla chiusura da parte di Israele delle richieste di Hamas per un cessate il fuoco permanente. Biden ha espresso la necessità di evitare un’offensiva israeliana su Rafah, che mette a rischio i civili palestinesi e suscita preoccupazione a livello internazionale.
David Barnea, capo del Mossad, guiderà una delegazione israeliana al Cairo per incontrare il direttore della CIA William Burns e i mediatori egiziani e qatarioti. Questi interlocutori si sono dedicati da mesi a cercare una via per una tregua più stabile. Il giornalista Barak Ravid di Axios ha confermato questa nuova missione diplomatica in Egitto, sottolineando il costante impegno nel tentativo di raggiungere una soluzione negoziata.
La posizione europea e il ruolo degli Stati Uniti
Josep Borrell, Alto rappresentante UE per la politica estera, ha sollevato l’allarme sulle operazioni israeliane definite sproporzionate, in particolare per il numero eccessivo di vittime. Borrell ha sottolineato la necessità di passare dalle parole ai fatti, indicando che potrebbe essere il momento di ridurre gli invii di armi a Israele per fermare il perdurare del conflitto. L’Alto Commissario Onu per i diritti umani, Volker Turk, ha definito la prospettiva di un’offensiva finale israeliana su Rafah come ‘terrificante’.
La Casa Bianca ha rotto gli indugi con una telefonata diretta di Biden a Benjamin Netanyahu, chiedendo di non attaccare Rafah senza un piano credibile per proteggere i civili. Borrell ha ampliato queste richieste, suggerendo una riduzione o un condizionamento degli invii di armi ad Israele come forma di pressione politica. L’Unione europea non invia armi a Israele, ma Borrell ha sottolineato che altri lo fanno. Questo rilancia il dibattito sulla necessità di una politica più restrittiva riguardo agli armamenti inviati nell’area.
La pressione internazionale sui fornitori di armi
Recentemente, l’Olanda ha emesso una sentenza che ordina al governo di bloccare l’esportazione di componenti dei caccia F-35 ad Israele. La corte d’appello olandese ha sottolineato il rischio che tali armamenti possano essere utilizzati per violazioni del diritto internazionale umanitario. Il governo olandese ha annunciato il ricorso alla Corte suprema contro questa decisione, evidenziando un crescente scetticismo sulle azioni di Israele.
Il ministro degli Esteri britannico, David Cameron, ha criticato l’attuale strategia israeliana a Gaza, definendo impossibile combattere una guerra contro la popolazione civile. Cameron ha esortato le autorità israeliane a fermarsi e a riflettere seriamente, chiedendo una pausa immediata delle ostilità per raggiungere una tregua sostenibile. Queste posizioni internazionali mettono ulteriormente sotto pressione Israele, sollevando interrogativi sulla sostenibilità delle azioni militari in corso.