Israele intensifica l’offensiva militare a Rafah
Decine di vittime sono state il triste epilogo del blitz israeliano a Rafah, culminato nella liberazione di due ostaggi. L’operazione, avvenuta intorno alle 2 del mattino, ha visto le forze militari israeliane e una squadra di polizia impegnate in uno scontro a fuoco con i militanti di Hamas, mentre l’aeronautica ha garantito copertura aerea. Sebbene i due ostaggi argentini siano stati salvati, le autorità sanitarie di Gaza segnalano 37 persone uccise, mentre altre fonti parlano di un bilancio ancora più pesante.
Le criticità di un’aggressione su larga scala
La complessità di un attacco così esteso in un’area densamente popolata come Rafah emerge con chiarezza. Le autorità sanitarie locali denunciano la mancanza di avvisi preventivi per gli attacchi, sottolineando la mancanza di obiettivi militari nei luoghi colpiti. Amnesty International condanna la mancanza di avvisi efficaci e di protezione per i civili, mentre Medici Senza Frontiere si prepara a gestire un’ondata di feriti. La situazione umanitaria si aggrava, con migliaia di sfollati e numerose vittime civili.
Testimonianze dalla notte degli attacchi
I racconti della notte di terrore a Rafah emergono con forza. Le testimonianze di residenti e soccorritori dipingono un quadro allucinante di bombardamenti da ogni direzione. Le vittime innocenti includono una neonata, un medico in pensione e un giornalista. L’ospedale locale si trova a fronteggiare un afflusso massiccio di feriti, mentre le organizzazioni internazionali denunciano crimini di atrocità che macchiano la coscienza globale.
Il premier Netanyahu, nonostante le critiche internazionali, si mostra deciso a proseguire l’operazione a Rafah. La liberazione dei due ostaggi rappresenta un successo interno per il governo israeliano, che mira a indebolire Hamas e ottenere ulteriori liberazioni. L’offensiva militare, seppur condivisa internamente, rischia di isolare Israele sul piano internazionale, con richiami alla cessazione delle ostilità e alla protezione dei civili da parte di diversi Paesi. La pressione per un cessate il fuoco e la ripresa dei negoziati si fa sempre più urgente, mentre l’incertezza e la violenza a Rafah mettono a rischio qualsiasi prospettiva di pace.