Complicazioni post-elettorali in Pakistan
Dopo le tumultuose elezioni in Pakistan, il quadro politico si complica ulteriormente con il rinvio delle operazioni di spoglio e l’annuncio dei risultati. Tale ritardo alimenta sospetti riguardo all’ingerenza dell’esercito nell’esito delle elezioni per il rinnovo del Parlamento nazionale e delle assemblee provinciali.
Imran Khan, già leader del partito Pakistan Tehreek-e-Insaf, si proclama vincitore morale nonostante sia attualmente detenuto. I sostenitori del partito protestano in diverse zone del Paese, contestando presunti brogli e un accordo politico oscurato per favorire altri candidati.
La situazione attuale e le reazioni
Al momento, la Commissione elettorale ha reso noti i risultati di oltre la metà dei seggi contestati. Il partito di Nawaz Sharif, il PML-N, ha ottenuto 61 seggi, seguito dal Pakistan Peoples Party con 52 seggi. Tuttavia, la maggioranza dei seggi, 84, va ai candidati indipendenti affiliati al PTI di Imran Khan. Questa situazione pone Khan come il vero vincitore, nonostante sia attualmente in carcere.
Raoof Hasan, portavoce del PTI, sottolinea la “vittoria morale” del partito, nonostante presunti tentativi di manipolazione. Restano interrogativi sul futuro: cosa faranno i candidati indipendenti del PTI che non possono formare un governo? Come risponderanno i militari a questo inaspettato successo? E quali saranno le reazioni degli attori internazionali, come il Fondo Monetario Internazionale con cui Islamabad dovrà trattare un prestito cruciale?
Reazioni internazionali e interrogativi aperti
Gli attori internazionali osservano da vicino la situazione in Pakistan. Mentre Washington si dichiara pronto a collaborare con qualsiasi governo emergente, l’Unione europea deplora le mancanze di parità durante le elezioni, evidenziando le restrizioni alla libertà di riunione e le interferenze nel processo elettorale, inclusi gli arresti di attivisti politici. Resta da vedere come si evolverà la situazione politica nel Paese e come saranno gestite le implicazioni internazionali di queste elezioni tumultuose.