![Joe Biden e la polemica sui documenti classificati: la memoria del presidente messa in discussione 1 20240209 025225](https://masainews.it/wp-content/uploads/2024/02/20240209-025225.webp)
Ira del presidente: ma in conferenza stampa fa un’altra gaffe
Joe Biden, presidente degli Stati Uniti, si trova al centro di un vortice di polemiche a seguito delle rivelazioni del rapporto del procuratore speciale Robert Hur. Il documento di 345 pagine ha sollevato dubbi sulla gestione dei documenti classificati da parte di Biden quando era vicepresidente, evidenziando la mancata restituzione di alcuni di essi agli Archivi Nazionali. Se da un lato il procuratore speciale ha escluso basi per un’incriminazione, dall’altro ha dipinto Biden come un anziano con buone intenzioni ma scarsa memoria. Questo scenario si rivela particolarmente delicato in vista delle prossime elezioni, con il presidente in carica che ambisce a un secondo mandato.
Nella conferenza stampa convocata presso la Casa Bianca in risposta al rapporto, Biden si è difeso dalle accuse, affermando di aver concesso al procuratore un lungo colloquio riguardante gli ultimi quarant’anni della sua vita. Ha respinto l’accusa di aver deliberatamente trattenuto documenti sensibili, attribuendo la mancanza alla negligenza del suo staff. Tuttavia, il presidente si è mostrato visibilmente irritato per alcune affermazioni del rapporto, in particolare per il fatto che non ricordasse nemmeno la data di morte del figlio Beau, considerando il tema troppo personale per essere trattato. La situazione è precipitata ulteriormente quando Biden ha confuso il presidente egiziano con quello messicano durante un passaggio relativo agli sforzi per il cessate il fuoco a Gaza.
Le controversie sul mantenimento dei documenti classificati
Il rapporto del procuratore Hur ha evidenziato che Joe Biden avrebbe conservato deliberatamente documenti classificati relativi a decisioni cruciali prese durante la presidenza di Obama. In particolare, il presidente attuale avrebbe trattenuto informazioni sensibili riguardanti l’aumento delle truppe in Afghanistan nel 2009, motivato dalla convinzione che la storia avrebbe premiato la sua posizione. Biden ha respinto l’accusa di aver condiviso tali informazioni con il ghostwriter della sua autobiografia, sostenendo che si trattasse di un memorandum privato destinato a Obama e privo di segreti di Stato. Ha ammesso, tuttavia, la responsabilità per l’errore commesso dal suo staff nel non restituire tempestivamente i documenti agli Archivi Nazionali.
Il rapporto include anche immagini dei luoghi in cui sono stati ritrovati i documenti classificati, come un comune scatolone di cartone in un garage e un cassetto sotto la TV, evidenziando la mancanza di sicurezza nel loro mantenimento. Hur ha sottolineato che, sebbene le azioni di Biden potessero essere considerate non intenzionali, queste rivelano una carenza di attenzione e vigilanza da parte del presidente. L’aspetto della scarsa memoria di Biden è stato ripreso più volte nel rapporto, con il procuratore che lo ha descritto come un anziano empatico ma con notevoli vuoti di memoria. La pubblicazione di tali informazioni potrebbe alimentare dubbi sull’idoneità del presidente a svolgere il suo ruolo in modo efficace, aprendo spazi di critiche e dibattiti sulla sua età e capacità.