Torino, caso Di Vella: Le studentesse rompono il silenzio
Continua a gonfiarsi il caso dell’Università di Torino, dove Giancarlo Di Vella, professore ed ex direttore della scuola di medicina legale, è finito agli arresti domiciliari per violenza sessuale. Il Corriere della Sera ha pubblicato il racconto di alcune studentesse che hanno rivelato gli stratagemmi adottati per sfuggire alle molestie. Una studentessa ha confessato: “Ho iniziato a prendere psicofarmaci per superare quel periodo”. Un’altra ha ammesso di cercare di non restare sola con lui, evitando di trattenersi in istituto la sera o chiedendo a un amico di accompagnarla negli spostamenti.
Altre ragazze hanno adottato precauzioni simili, come non camminare davanti al docente durante le autopsie per evitare che si appoggiasse su di loro o cercavano di non rimanere da sole con lui. Commenti inopportuni durante le lezioni, come “Quanto è fortunato il tuo fidanzato” o “Che bella biancheria che indossi”, erano frequenti e accompagnati da minacce. Studenti hanno raccontato di minacce di rovinare la loro carriera e di chiavi disattivate per l’accesso alla scuola. Nonostante non siano state presentate querele contro il docente, la Procura di Torino sostiene che cinque allieve abbiano subito le presunte attenzioni morbose. Altre sei studentesse avrebbero stravolto la loro vita quotidiana per proteggersi. Le accuse vanno dallo stalking alla violenza sessuale, con il professore che si difende e nega le accuse.
Indagini e accuse: il quadro completo
Il caso è emerso quando i carabinieri del Nas di Torino hanno iniziato a indagare sui conti delle autopsie svolte dal docente, trovando discrepanze. Cinque allieve avrebbero subito le presunte attenzioni morbose, mentre altre sei avrebbero alterato le loro abitudini quotidiane per evitare situazioni scomode. Le accuse contro il docente includono stalking, violenza sessuale e minacce. Oltre a ciò, il professore viene accusato di aver registrato un numero di autopsie superiore a quello effettivo, configurando il reato di falso.
Il legale del professore, Marino Careglio, ha dichiarato che il suo assistito è “amareggiato” ma convinto di poter dimostrare la sua innocenza. La Procura di Torino ha preso sul serio le testimonianze delle studentesse e ha avviato un’indagine approfondita sul caso. Le voci di molestie che circolavano da tempo nell’Università di Torino sembrano trovare conferma nelle testimonianze delle ragazze. Resta da vedere come evolverà la situazione e se emergeranno ulteriori dettagli che possano fare luce su questo caso che ha scosso l’ateneo torinese.