![Crisi in Azione a Bologna: Calenda commissaria la dirigenza e scuote le fondamenta 1 20240204 210312 2](https://masainews.it/wp-content/uploads/2024/02/20240204-210312-2.webp)
Bologna, Azione in Crisi: Calenda commissaria la dirigenza e perde pezzi
Azione a Bologna ha subito una scossa significativa, con il leader Carlo Calenda che ha preso la decisione di commissariare la dirigenza e cacciare diversi membri, tra cui il coordinatore e una parte consistente della segreteria cittadina. L’ex segretario cittadino, Andrea Forlani, ha espresso il suo disappunto per essere stato messo alla porta, sottolineando di non aver mai ricevuto segnalazioni dirette prima di tale decisione. Le motivazioni addotte dal partito includono “l’assenza di una efficace attività di posizionamento di Azione nel dibattito politico cittadino” e il “graduale allontanamento di iscritti e militanti”.
Forlani, con 40 anni di passione politica alle spalle, ha criticato apertamente Calenda, affermando che il leader ha trasformato il partito in “un account Twitter”, sottolineando una mancanza di dialogo e di costruzione collaborativa all’interno dell’organizzazione. La situazione a Bologna sembra essere arrivata ad un punto critico, con una buona parte della dirigenza che ha deciso di dimettersi in segno di protesta per le decisioni prese dall’alto. La scelta di Calenda di commissariare la dirigenza locale ha sollevato diverse polemiche e interrogativi sul futuro del partito in città.
La polemica su Città 30 e le divergenze interne
Una delle questioni centrali che ha contribuito alla frattura all’interno di Azione a Bologna è stata la questione di Città 30. Forlani ha evidenziato che la direzione cittadina ha mantenuto un atteggiamento critico ma costruttivo riguardo alla viabilità a 30 chilometri orari, proponendo correzioni e miglioramenti al sindaco. Tuttavia, le divergenze con i vertici del partito hanno portato a una situazione di conflitto, evidenziando una mancanza di dialogo e confronto interno.
La linea del partito su Città 30 è apparsa ambigua e poco definita, con Calenda che ha criticato aspramente l’iniziativa senza proporre alternative concrete. Questo ha generato malcontento e confusione tra i membri del partito, portando a una serie di dimissioni e ad un clima di incertezza riguardo alla direzione futura di Azione a Bologna. La scelta di Calenda di accogliere esponenti provenienti da altre realtà politiche ha ulteriormente alimentato le tensioni interne, minando la coesione e l’identità del partito.
La crisi che ha colpito Azione a Bologna rappresenta un momento critico per il partito e solleva interrogativi sul suo futuro e sulla capacità di Calenda di gestire le divergenze interne in modo costruttivo. La perdita di membri chiave e la mancanza di un’identità politica chiara potrebbero compromettere la credibilità e la coesione di Azione, mettendo in discussione il progetto iniziale di costruire un terzo polo riformista. Resta da vedere come il partito affronterà questa crisi e se sarà in grado di recuperare la fiducia dei suoi membri e sostenitori.