Noi, i politici e gli agricoltori: le contraddizioni dell’agricoltura moderna
In un mondo che richiede sempre di più all’agricoltura, le richieste si intrecciano in un intricato labirinto di contraddizioni. Da un lato si esalta il concetto di ‘coltivare a chilometro zero’, mentre dall’altro si esige una forte presenza sul mercato internazionale. La domanda di ‘made in Italy’ si scontra con la realtà delle importazioni necessarie per mantenere la produzione nazionale, complicata dall’orografia del territorio italiano che spinge verso la dipendenza dalle pianure straniere.
La contraddizione emerge anche nel settore biologico, dove la richiesta di prodotti biologici diventa imperativa, ignorando che la semplice etichetta non basta a garantire la sicurezza alimentare. Come sottolineava Marcello Marchesi, i patogeni non si fermano di fronte a certificazioni, creando sfide sia per gli agricoltori convenzionali che per quelli biologici.
Paradossi dell’agricoltura moderna
La dicotomia tra agricoltura biologica e convenzionale genera paradossi sconcertanti. Mentre i produttori biologici richiedono piretrine estratte da fiori non coltivabili in Italia, si trovano costretti a coltivazioni intensive soggette ad attacchi fungini, che a loro volta richiedono l’uso di fungicidi non biologici. La situazione si complica ulteriormente con la necessità di letame, senza però voler sostenere gli allevamenti animali che lo producono.
Questa serie di contraddizioni mette gli agricoltori di fronte a sfide sempre più complesse. L’opinione pubblica, abituata all’abbondanza e alla retorica romantica intorno al cibo, sembra aver perso il contatto con la realtà della terra. La terra, con la sua brutalità e imprevedibilità legata al clima e agli ecosistemi locali, richiede impegno, innovazione e risorse finanziarie. Tuttavia, la confusione dell’opinione pubblica si riflette anche nei politici europei, rappresentanti di 27 stati membri con interessi e contraddizioni divergenti.
La burocrazia e le sfide dell’agricoltura europea
La burocrazia europea si rivela spesso un ostacolo insormontabile per gli agricoltori, intrappolati in una rete di regolamenti e normative spesso incomprensibili. I politici redigono regolamenti intricati senza offrire chiare linee guida agli agricoltori, che si trovano a fronteggiare obiettivi ambiziosi senza il supporto necessario per raggiungerli.
La mancanza di comunicazione efficace tra agricoltori e politici si riflette anche all’interno del Parlamento europeo, dove le decisioni sono il frutto di compromessi tra gli stati membri con interessi contrastanti. Questa situazione lascia gli agricoltori soli nella transizione verso pratiche più sostenibili e biologiche, mentre la burocrazia continua a imporre ostacoli e incertezze nel percorso di cambiamento.
Nonostante le sfide e le contraddizioni, il ciclo agricolo continua, con gli agricoltori pronti a tornare ai campi dopo la pausa invernale. Mentre i blocchi stradali e le proteste possono temporaneamente attirare l’attenzione sulle difficoltà del settore, la complessità dell’agricoltura moderna richiede una riflessione approfondita e un dialogo chiaro tra tutte le parti coinvolte. Solo attraverso una maggiore comprensione e collaborazione sarà possibile affrontare le sfide future e creare un sistema agricolo più sostenibile per tutti.