La “zona 30” a Bologna: Polemiche e Dati Ufficiali
Avversata politicamente, criticata duramente dai cittadini, derisa da mezza Italia sui social: l’istituzione della zona 30 a Bologna ha creato un vespaio di polemiche per giorni. Ora sono arrivati i primi dati ufficiali forniti dal sindaco: «Nelle prime due settimane di Città 30 si sono verificati 94 incidenti, di cui 63 con feriti e nessun incidente mortale. Nello stesso periodo del 2023, gli incidenti erano stati 119, di cui 77 con feriti e un morto». Il risultato è lampante: -21 per cento di incidenti stradali, -18,2% di scontro con feriti e una vittima in meno. Senza considerare che sono crollati del 27,3% i pedoni coinvolti. Chiaramente bisognerà attendere fine anno per capire se è solo un trend iniziale o si consoliderà ma il dato è sulla falsariga di ciò che è successo in altre città che hanno adottato la «zona 30».
La Matematica dietro alla Sicurezza Stradale
Per spiegare la diminuzione di scontri a Bologna può venire in soccorso la matematica. Esiste una formula che calcola lo spazio di frenatura in metri: va calcolata la velocità al quadrato fratto 152. Per esempio, se si marcia a una velocità di 70 km/h, lo spazio di frenatura è pari a (70 x 70) / 152 = 32,24 metri. In condizioni ideali lo spazio di frenata di un’auto che procede a 30 chilometri orari è di circa sei metri. Se procede a 50 chilometri orari — precedente limite di velocità in città — questa lunghezza si allunga sino a 16,4 metri. Come a dire percorrere un condominio di oltre tre piani disteso per lungo. Un calcolo a cui bisogna aggiungere i tempi di reazione del guidatore ovvero quell’intervallo di tempo che passa tra l’istante in cui avvertiamo il pericolo davanti a noi e l’istante vero in cui iniziamo a frenare.
Distrazione: Il Nemico in Strada
C’è di più. In Italia, stando all’ultimo rapporto sugli incidenti stradali con feriti o morti di Aci-Istat, il nemico numero uno è la distrazione. Il 15 per cento di tutti gli incidenti gravi avviene per questa causa. Negli Stati Uniti, l’agenzia governativa che si occupa di vigilare sulla sicurezza stradale (National Highway Traffic Safety Administration) ha fatto degli studi scientifici che hanno portato a risultati che fanno riflettere. Chi si aggiusta i capelli guardando lo specchietto retrovisore si distrae in media per 4,6 secondi: a 50 chilometri orari è come se percorresse 120 metri con una benda sugli occhi. Come a dire dieci metri in più dell’intero terreno di gioco di San Siro senza vedere quello che accade davanti a noi. Negli Stati Uniti, il Virginia Tech Tansportation Institute ha documentato che comporre un numero sul telefonino aumenti il rischio di incidente di 12,2 volte.
La maggior parte degli automobilisti non sono né piloti né astronauti e non sono addestrati a guidare aerei o astronavi utilizzando contemporaneamente tastiere e computer. Un’analisi dell’Insurance institute Highway Safety (Iihs) — organizzazione scientifica ed educativa americana indipendente e senza scopo di lucro — ha aggregato i risultati di 28 studi internazionali che, tramite simulatori di guida, hanno concluso che l’uso del cellulare influisce anche sul modo in cui i conducenti scansionano ed elaborano le informazioni dalla carreggiata. Lo fa non solo chi distoglie completamente gli occhi dalla strada per comporre un numero ma anche chi conversa perché «concentra lo sguardo verso il centro della carreggiata». «Di conseguenza — proseguono i ricercatori dell’Iihs — le distrazioni cognitive possono portare alla “cecità da disattenzione” in cui i conducenti non riescono a comprendere o elaborare le informazioni provenienti dagli oggetti sulla carreggiata anche quando li guardano».