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La contesa dei gioielli della Corona: un braccio di ferro tra Savoia e Stato italiano
La questione relativa all’eredità dei gioielli della Corona appartenuti alla famiglia Savoia continua a essere oggetto di un acceso confronto tra gli eredi della ex famiglia reale e lo Stato italiano. Il cuore della disputa risiede in un antico foglio del 1946 che elenca dettagliatamente i preziosi oggetti, incluso un ‘grande diadema a undici volute di brillanti, con 11 perle a goccia, 64 perle tonde e 1040 brillanti’. Questo gioiello, indossato da illustri regine come Margherita ed Elena, è solo uno dei tanti custoditi gelosamente nei caveaux sotterranei della Banca d’Italia.
Le indagini e la maledizione dei gioielli
Nel corso degli anni, le autorità sono intervenute per verificare la corretta conservazione dei gioielli, anche a seguito di presunte sottrazioni. Nel 1973, la procura della Repubblica si interessò alla vicenda dopo il presunto avvistamento di una spilla appartenente ai tesori reali. Tuttavia, le indagini condotte confermarono l’integrità del patrimonio, che rimase sigillato nei caveaux della Banca d’Italia. La vicenda assunse toni drammatici con gli omicidi del procuratore Scopelliti e del capitano Varisco, alimentando la leggenda di una presunta maledizione legata ai gioielli della Corona.
Inoltre, è emerso che già durante la Seconda Guerra Mondiale, i gioielli dei Savoia erano stati nascosti dai funzionari della Banca centrale per preservarli dalle razzie naziste. Grazie all’operato di Vittorio Azzolini e del muratore Enrico Fidani, i tesori reali furono celati in una grotta murata nei sotterranei romani. Questa segreta operazione di salvataggio consentì di restituire i gioielli al Re e alla Regina alla fine del conflitto, mantenendo intatta la preziosa eredità della Corona.
La custodia dei gioielli e le richieste di esposizione
Dal 1946, i gioielli rimasero sotto la custodia della Banca d’Italia, con accesso limitato a pochi privilegiati come l’ex Governatore Mario Draghi, unico vivente a poterne prendere visione. Nel 2006, la Regione Piemonte sollevò la questione di esporre il Tesoro della Corona in occasione delle Olimpiadi invernali di Torino. Tuttavia, prima di concedere il permesso, il governatore Draghi consultò la procura di Roma per verificare lo stato del sequestro del 1973. Ottenuta l’autorizzazione, i gioielli avrebbero potuto lasciare la Banca di Italia, ma la complessità giuridica e le questioni di sicurezza fecero tramontare l’idea di una pubblica esposizione.
In conclusione, la querelle tra gli eredi dei Savoia e lo Stato italiano sul possesso dei gioielli della Corona rimane irrisolta, con il patrimonio reale ancora custodito gelosamente nei caveaux della Banca d’Italia. Questa vicenda secolare continua a rappresentare non solo un tesoro di inestimabile valore storico e artistico, ma anche un simbolo di un passato regale che continua a suscitare interesse e controversie nella contemporaneità.