La sentenza dell’Antitrust contro Vittorio Sgarbi
L’Autorità garante della concorrenza e del mercato ha emesso una sentenza contro il sottosegretario alla Cultura Vittorio Sgarbi, smontando la sua difesa e censurando le sue attività private e retribuite come incompatibili con il suo ruolo istituzionale. Secondo l’Antitrust, le attività di Sgarbi non erano puramente accademiche o divulgative, bensì professionali e legate a soggetti pubblici e privati, violando la legge in vigore. La delibera dell’Autorità è stata chiara nel sottolineare che Sgarbi ha svolto attività professionali come critico d’arte in contrasto con la normativa esistente, portando alla sua inevitabile uscita dall’incarico.La sentenza conferma le inchieste sulle attività di Sgarbi, evidenziando le numerose conferenze e incarichi che ha mantenuto nonostante la sua posizione istituzionale. In particolare, l’Antitrust ha rilevato che Sgarbi ha continuato a svolgere attività professionali con compensi consistenti, violando la legge Frattini del 2004 che proibisce tali pratiche per chi ricopre cariche governative. Le indagini hanno messo in luce un intreccio di incarichi, compensi e attività non compatibili con il suo ruolo ufficiale, portando all’inevitabile conclusione da parte dell’Autorità.
Le attività di Sgarbi e le società coinvolte
L’Antitrust ha evidenziato che le società gestite dai collaboratori di Sgarbi servivano a soddisfare le sue esigenze economiche, come ad esempio le spese relative al suo domicilio a Roma. Inoltre, è emerso che queste società fungevano da tramite tra Sgarbi e potenziali committenti, presentando proposte con compensi specifici per varie tipologie di interventi artistici. Le spese per gli eventi erano sostenute dagli organizzatori, mentre le società gestite dai collaboratori del critico d’arte agivano come intermediari economici nelle transazioni.Le dichiarazioni di Sgarbi e la difesa presentata sono state smontate punto per punto dall’Antitrust, che ha evidenziato la mancanza di fondamento nelle giustificazioni offerte. Nonostante le affermazioni di Sgarbi riguardo alla natura temporanea e occasionale delle sue attività extra-istituzionali, l’Autorità ha dimostrato con prove concrete la loro costanza e rilevanza. Le parole di Sgarbi e la sua difesa sono state sottoposte a un’analisi dettagliata che ha portato alla conferma delle violazioni commesse.Le conclusioni dell’Antitrust sono state inequivocabili, sottolineando la mancanza di convinzione nelle spiegazioni offerte da Sgarbi e la chiara violazione delle norme vigenti. Nonostante le contestazioni del critico d’arte, l’Autorità ha sostenuto la propria decisione basandosi su fatti concreti e documentati. La sentenza ha portato alle dimissioni di Sgarbi dall’incarico di sottosegretario alla Cultura, evidenziando le conseguenze delle sue azioni.