Intimidazione alla giudice Mariano: una testa di capretto davanti a casa sua
In una notte che ha rotto la quiete della città leccese, un gesto di inaudita violenza ha turbato la comunità: una testa di capretto insanguinata è stata ritrovata infilzata da un coltello da macellaio davanti all’abitazione della giudice Maria Francesca Mariano. La macabra scoperta è avvenuta nella notte tra l’1 e il 2 febbraio, quando la stessa magistrata, attualmente sotto scorta, ha notato il sinistro regalo lasciato davanti al suo domicilio.
Accanto alla testa dell’animale, un biglietto con un’unica parola: «Così». Un messaggio breve ma carico di un’intimidazione inconfondibile, che ha costretto la giudice a contattare immediatamente le forze dell’ordine. La scena, che sembra uscire dalle pagine di un romanzo noir, è ora al centro delle indagini condotte dalla squadra mobile, la quale cerca di fare luce su questo ennesimo atto di minaccia nei confronti di chi rappresenta la legge.
Un collegamento con l’antimafia?
Non si può ignorare il contesto in cui questo grave episodio si inserisce. La giudice Mariano è nota per il suo ruolo attivo nelle indagini contro la criminalità organizzata, in particolare per aver contribuito all’operazione antimafia che lo scorso 17 luglio ha portato all’arresto di 22 persone appartenenti al clan Lamendola-Cantanna, considerato parte integrante della Sacra corona unita. Un’azione di giustizia che evidentemente non è stata accolta con favore da coloro che vedono minacciati i loro interessi illeciti.
La minaccia subita dalla giudice non è un fatto isolato, ma segue una serie di lettere intimidatorie che l’hanno portata ad essere protetta da misure di sicurezza rafforzate. La stessa situazione di rischio è condivisa dalla pm Carmen Ruggiero, anch’essa sotto scorta per le minacce ricevute in seguito al suo impegno contro le reti mafiose.
La reazione delle istituzioni e della magistratura
Di fronte a un atto così efferato, la risposta delle istituzioni non si è fatta attendere. La solidarietà espressa nei confronti della giudice Mariano è unanime, sottolineando come atti del genere siano inaccettabili in uno stato di diritto. La magistratura, in particolare, si stringe intorno alla sua collega, ribadendo che azioni intimidatorie come questa non fermeranno l’azione di contrasto alla criminalità organizzata.
La sicurezza dei magistrati è una questione che riguarda non solo l’incolumità personale di chi è direttamente minacciato, ma anche l’integrità del sistema giudiziario e la tenuta dello stato di diritto. È per questo che ogni episodio di intimidazione viene preso con la massima serietà e diventa oggetto di un’analisi accurata per prevenire ulteriori rischi e garantire la sicurezza di chi lavora per la giustizia.
Un messaggio di sfida alla legalità
Il significato simbolico di una testa di capretto lasciata davanti alla casa di un giudice è chiaro: si tratta di una minaccia diretta, un messaggio cruento che ha lo scopo di intimidire e di sfidare le istituzioni. Non è un caso che la scelta di un simile oggetto ricordi metodi usati dalla criminalità per comunicare con chi osa opporsi al loro potere.
Le implicazioni di questo gesto vanno ben oltre l’atto vandalico; è un tentativo di influenzare attraverso la paura, di minare la determinazione e l’autorevolezza di chi, come la giudice Mariano, si trova in prima linea nella lotta alla mafia. Nonostante l’ambiente di tensione e minaccia, il lavoro di magistrati come la giudice Mariano e la pm Ruggiero continua, sostenuto dalla consapevolezza che la legalità deve prevalere sul tentativo di incutere terrore.
Le indagini proseguono
Intanto, i dettagli dell’indagine rimangono avvolti nel riserbo, con gli investigatori che lavorano alacremente per tracciare le origini di questo messaggio intimidatorio. La priorità è quella di assicurare alla giustizia gli autori di una tale minaccia, e di rafforzare ulteriormente le misure di protezione intorno ai magistrati a rischio.
La comunità leccese e l’opinione pubblica, nel frattempo, restano in attesa di sviluppi, sperando che l’episodio non sia preludio di ulteriori atti di violenza. L’attenzione è alta e il supporto alla magistratura in questo momento di prova si dimostra fondamentale per affermare che, nonostante le intimidazioni, lo stato di diritto non arretra di fronte alle sfide lanciate dalla criminalità.
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