Le dimissioni di Sgarbi: uno scenario di scandali e controversie
Un annuncio tra scandali e riflettori si è consumato a Milano, dove Vittorio Sgarbi ha deciso di fare un passo indietro, lasciando la carica di sottosegretario di Stato alla Cultura. “Per l’Antitrust non posso fare conferenze. Sangiuliano? Uomo senza dignità, non lo sento da mesi”, ha dichiarato nel corso dell’evento “La Ripartenza”, organizzato dal presentatore televisivo Nicola Porro. La notizia giunge dopo mesi di controversie e inchieste che hanno coinvolto il critico d’arte in questioni di etica e legalità.
Mesi di turbolenze e inchieste hanno preceduto la decisione di Sgarbi, a partire dall’attività parallela di conferenziere che, secondo quanto riportato, ha fruttato almeno trecentomila euro in nove mesi. Tale attività si è scontrata con la legge Frattini del 2005, che vieta ai membri del governo di esercitare “attività professionali in materie connesse alla carica” anche a titolo gratuito. Oltre a ciò, si è aggiunto il caso del quadro “Cattura di San Pietro” di Rutilio Manetti, scomparso nel 2013 e ricomparso in una mostra curata da Sgarbi a Lucca.
La posizione dell’Antitrust e l’attacco a Sangiuliano
L’Autorità garante della concorrenza e del mercato ha aperto un’istruttoria sul caso delle conferenze retribuite di Sgarbi, che dovrebbe concludersi il prossimo 15 febbraio. Il critico d’arte, tuttavia, pare abbia già ricevuto comunicazione di un esito negativo, che ha accelerato la decisione delle sue dimissioni. “L’Antitrust mi ha mandato una molto complessa e confusa lettera dicendo che aveva accolto due lettere anonime”, ha spiegato Sgarbi, puntando il dito contro il ministro della Cultura, Gennaro Sangiuliano, per aver inoltrato tali segnalazioni all’Autorità.
L’attacco a Sangiuliano non si è fermato alle questioni burocratiche. Sgarbi ha espresso un giudizio duro sul comportamento del ministro: “Non potevo sentire una persona che riceve una lettera anonima e la manda all’Antitrust. Le lettere anonime si buttano via, gli uomini che hanno dignità non accolgono lettere anonime”, ha sottolineato, marcando una netta distanza dal suo ex interlocutore politico.
“Un colpo di teatro”: le dimissioni di Sgarbi
Con una mossa definita da lui stesso “un colpo di teatro”, Sgarbi ha scelto di liberarsi dal suo mandato di sottosegretario. “Io sono solo Vittorio Sgarbi, non sono più sottosegretario, non voglio essere sottosegretario”, ha sottolineato, annunciando di voler scrivere una lettera alla presidente del Consiglio, Giorgia Meloni, per comunicarle il suo passo indietro. Il critico d’arte ha anche sostenuto la possibilità di impugnare il provvedimento dell’Antitrust tramite il TAR, ma ha preferito evitare ulteriori complicazioni legali.
La conferenza a Milano, secondo le parole di Sgarbi, sarebbe stata valutata come incompatibile e illecita dall’Antitrust, cosa che lo avrebbe spinto a dimettersi per evitare di rendere complici i partecipanti all’evento. “Io riparto e da ora in avanti potrò andare in tv e fare conferenze”, ha dichiarato, segnando una nuova fase della sua carriera, libera dalle responsabilità governative.
Le “scuse” di Sgarbi e la polemica con i cronisti
Nel suo discorso, Sgarbi non ha tralasciato di affrontare anche la recente polemica con i cronisti, scusandosi per l’augurio di morte pronunciato in un servizio di Report. “Io sono noto per le mie imprecazioni, ma non ho nessuna volontà di crudeltà e di morte per nessuno”, ha precisato, ritrattando un augurio che aveva destato sconcerto nell’opinione pubblica e tra i professionisti dell’informazione.
In un’intervista che ha definito “non autorizzata”, Sgarbi ha espresso imprecazioni che sono state interpretate come offensive. Tuttavia, ha voluto sottolineare il suo ritiro dalle responsabilità governative, che gli consentirà di esprimersi liberamente senza le implicazioni del ruolo di sottosegretario. “D’ora in avanti augurerò la morte senza essere responsabile di essere sottosegretario”, ha concluso con una dichiarazione che non mancherà di alimentare ulteriori dibattiti.
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