La situazione nel carcere Lorusso e Cutugno di Torino
In una situazione che suscita preoccupazione e indignazione, un neonato di appena un mese vive dietro le sbarre della sezione femminile della casa circondariale Lorusso e Cutugno di Torino. Il deputato Marco Grimaldi (Alleanza Verdi Sinistra) ha lanciato un accorato appello al ministro della Giustizia Carlo Nordio, sottolineando che “Quel bimbo, come tutti i figli di detenuti e detenute, non dovrebbe trovarsi dietro le sbarre”. Grimaldi invita il Governo e la maggioranza a riconsiderare il veto imposto alla proposta di legge che garantirebbe questa norma in tutte le carceri italiane.
La madre: una detenuta tra paura e isolamento
La madre del bambino, una ventinovenne di origine romena residente a Bologna, è stata fermata a Ventimiglia mentre cercava di raggiungere dei parenti in Belgio. Con precedenti giudiziari, è stata condotta nella struttura carceraria torinese. “È molto spaventata”, afferma Grimaldi, aggiungendo che le agenti di polizia penitenziaria si stanno occupando del piccolo. La situazione del neonato in carcere è stata fortemente criticata, con Grimaldi che specifica: “Che non dovrebbe stare dietro le sbarre”.
Le richieste delle detenute
Le donne detenute nella sezione femminile hanno espresso le proprie richieste attraverso una lettera, facendo eco all’appello di Grimaldi. Insieme alla consigliera comunale Sara Diena (Sinistra Ecologista), il deputato segnala la necessità di maggiori colloqui e videochiamate, oltre alle sei previste dal regolamento, e forme di deflazione carceraria. La situazione di sovraffollamento del carcere, con 1448 detenuti a fronte di una capienza di 1118, rende urgente una revisione della gestione della struttura. Grimaldi e Diena sottolineano la necessità di “riportare alla legalità la Casa Circondariale più ‘complessa’ d’Italia”, auspicando una ristrutturazione del padiglione B, in condizioni particolarmente degradate.
L’intervento del Partito Democratico
Debora Serracchiani, responsabile giustizia del Partito Democratico, ha preso posizione sulla questione, sollecitando il ministro Nordio a fare chiarezza: “Il ministro Nordio dica se è vera la notizia”, ha dichiarato, esprimendo la speranza che la situazione non corrisponda a quanto riportato. In caso contrario, Serracchiani chiede un intervento immediato per far uscire dal carcere la giovane madre e il suo bambino. La situazione, secondo l’esponente dei Dem, sarebbe il risultato delle “illiberali e indegne norme del cosiddetto pacchetto sicurezza”, volute dal ministro e dalla presidente del consiglio, benché non ancora in vigore.
Le implicazioni del “pacchetto sicurezza”
Il cosiddetto “pacchetto sicurezza”, ancora non attivo, viene messo in relazione con la condizione della donna e del suo neonato. Le norme previste da questo pacchetto sono oggetto di attenta valutazione e critica da parte dell’opposizione, che le considera una minaccia ai principi di umanità e legalità che dovrebbero regolare il sistema penitenziario. Serracchiani richiede, quindi, che venga preso in seria considerazione l’impatto che tali norme potrebbero avere su situazioni delicate come quelle delle detenute madri e dei loro figli.
Un appellativo per il carcere torinese
La casa circondariale Lorusso e Cutugno di Torino è stata definita da Grimaldi e Diena come la struttura carceraria “più ‘complessa’ d’Italia”, un appellativo che sottolinea la gravità delle condizioni infrastrutturali e dei problemi legati al sovraffollamento. Il sovraffollamento è una questione che affligge il sistema penitenziario italiano da tempo, e la situazione di Torino ne è un esempio lampante. Le condizioni del padiglione B, con “infiltrazioni e muffa” rappresentano un simbolo tangibile della necessità di interventi urgenti e significativi.
La reazione istituzionale e civile
La notizia del neonato in carcere, e la denuncia delle condizioni in cui versa il carcere torinese, hanno innescato una reazione a catena tra politici, associazioni e cittadinanza. L’urgenza di un’azione concreta è avvertita sia sul piano umano che su quello infrastrutturale. In un paese come l’Italia, dove la giustizia e i diritti umani sono pietre miliari della costituzione, situazioni come queste sollevano interrogativi profondi sulla reale capacità del sistema di rispettare e garantire tali principi fondamentali.
La sfida per il Ministro della Giustizia
Il ministro della Giustizia Carlo Nordio si trova di fronte a una sfida importante: quella di bilanciare le esigenze di sicurezza con il rispetto dei diritti delle persone detenute e dei loro familiari. La vicenda del neonato e della sua madre detenuta a Torino è un banco di prova per le politiche penitenziarie e per l’intero apparato giudiziario del paese. La necessità di una riforma che tenga conto delle condizioni di vita all’interno delle carceri italiane è sempre più sentita e richiede una risposta tempestiva e ponderata da parte delle istituzioni.
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