Un titolo simbolico per Giulia Cecchettin: l’Università di Padova conferisce la laurea in Ingegneria Biomedica
Un’emozione palpabile ha attraversato le antiche mura del palazzo del Bo a Padova, dove oggi, 2 febbraio, si è tenuto un evento carico di significati profondi e dolorosi. L’atmosfera era intrisa di un misto di dolore e amore, mentre l’Università di Padova conferiva la laurea in Ingegneria Biomedica a Giulia Cecchettin, la studentessa la cui vita è stata tragicamente interrotta dal terribile atto di femminicidio perpetrato dal suo ex fidanzato, il 22enne Filippo Turetta, lo scorso novembre.
Nella solenne cerimonia, la presenza di un vuoto incolmabile è stata avvertita profondamente da tutti i partecipanti. La ministra dell’Università e della Ricerca, Anna Maria Bernini, presente all’evento, ha sottolineato l’importanza del gesto: «È un atto dovuto. Siamo tutti responsabili e su questo tema non c’è colore politico. Formare non è solo erudire i nostri studenti, ma renderli cittadini di una democrazia aperta e inclusiva». Parole che risuonano come un impegno verso un futuro di consapevolezza e responsabilità civile.
Il dolore del padre e le parole della rettrice
Il momento più toccante della cerimonia è stato quando Gino Cecchettin, il padre di Giulia, ha preso la parola. Con un dolore palpabile ha dichiarato: «Non riesco a esser felice. Giulia, hai provocato uno squarcio nelle coscienze di tutti, nella mia per prima. Sarai sempre nel cuore di chi ti ha amato e conosciuto, e sarai sempre nel nostro cuore». Un messaggio che ha lasciato una traccia indelebile nei cuori dei presenti, trasformando il riconoscimento accademico in un «atto d’amore».
La rettrice dell’Università di Padova, Daniela Mapelli, ha ricordato Giulia come un “primo violino”, un termine che nella lingua dei docenti significa essere un punto di riferimento. «Non ho avuto modo di conoscere Giulia di persona e quindi non posso arrogarmi il diritto di parlare di lei. Mi permetto solo di riportare le parole dei docenti che ha avuto: era una studentessa sorridente e interessata: un primo violino», ha spiegato la rettrice, sottolineando come la violenza subita da Giulia ora chieda «una risposta corale».
Il tributo di Vigonovo e il silenzio prima della cerimonia
A Vigonovo, il paese natale di Giulia, la comunità ha espresso il proprio cordoglio in un modo simbolico e toccante. Lungo la strada di casa Cecchettin sono apparsi fiocchi rossi, mentre sul cancello dell’abitazione della famiglia sono state poste tre corone d’alloro e dediche da parte di amici e parenti. Un tributo silenzioso, ma estremamente eloquente, che ha preceduto la cerimonia di laurea.
Prima dell’evento, la famiglia Cecchettin ha scelto di non rilasciare dichiarazioni. Tuttavia, durante la cerimonia, la sorella di Giulia, Elena Cecchettin, ha salutato con orgoglio la memoria di Giulia: «Sono fiera di te», ha detto, suscitando un lungo applauso dai presenti in aula magna. Un gesto di ricordo che ha visto anche qualcuno agitare un mazzo di chiavi per fare rumore, in risposta all’appello lanciato da Elena subito dopo il tragico ritrovamento del corpo di Giulia: «Fate rumore».
Il significato accademico e umano della laurea postuma
La professoressa Silvia Todros, relatrice di Giulia, ha condiviso il tema della tesi che avrebbe dovuto discutere la studentessa: «L’argomento che aveva scelto era lo stato dell’arte dello sviluppo di costrutti innovativi per la rigenerazione di tessuti tracheali». Le parole della docente, pronunciate con commozione, hanno evidenziato l’importanza degli studi di Giulia e la perdita di un potenziale significativo per il mondo dell’ingegneria biomedica.
La laurea conferita a Giulia Cecchettin, pur non potendo colmare il vuoto lasciato dalla sua assenza, diventa un simbolo di riconoscimento del suo impegno e della sua passione. La comunità accademica, unita nel ricordo, ha reso omaggio non solo all’allieva, ma anche alla persona che, con il suo sorriso e la sua dedizione, aveva segnato positivamente il percorso di chi l’aveva conosciuta.
La cerimonia di laurea postuma di Giulia Cecchettin rimarrà impressa come un momento di riflessione collettiva sull’urgenza di combattere la violenza contro le donne e di promuovere una cultura del rispetto e dell’inclusione. In questa occasione, il mondo accademico si è fatto portavoce di un messaggio che va oltre gli ambiti universitari, riaffermando l’importanza dell’educazione come strumento di cambiamento sociale.
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