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La Digos interviene su Askatasuna: tensioni e reazioni politiche
In seguito agli eventi del corteo del 1° maggio 2022, la Divisione Investigazioni Generali e Operazioni Speciali (Digos) ha notificato 12 misure cautelari a militanti del centro sociale Askatasuna. Questo intervento è il risultato delle tensioni sortite durante la manifestazione, in cui alcuni partecipanti tentarono di superare il cordone di polizia con l’uso di bastoni di bandiere e striscioni, lasciando dieci agenti feriti.
I provvedimenti, consistendo in obblighi di firma e dimora, riguardano una serie di individui associati al centro. Tra questi, tre persone sono state indagate a piede libero, con il giudice per le indagini preliminari Roberta Cosentini che evidenzia il loro tentativo di dialogo con le forze dell’ordine. In particolare, Andrea Bonadonna, figura storica di Askatasuna, non è stato ritenuto partecipe degli scontri, ma al contrario, interessato a mediare pacificamente.
La progettazione di un “bene comune” e le polemiche
La giunta comunale, guidata dal sindaco Stefano Lo Russo, ha proposto di trasformare lo stabile occupato da Askatasuna in un “bene comune” della città. Questa iniziativa ha suscitato un’ampia gamma di reazioni, incluse le critiche da parte del centro sociale che, tramite i propri canali social, ha definito la situazione come “giustizia a orologeria”. Al centro delle polemiche vi è il tempismo delle azioni giudiziarie, accusate di essere più orientate al sensazionalismo mediatico che alla repressione effettiva.
I sindacati di polizia manifestano indignazione e preoccupazione per la decisione del Comune, interpretandola come una legittimazione di decenni di violenze e attacchi verso le forze dell’ordine. Esprimono inoltre il desiderio di un incontro con il prefetto per arginare una possibile “deriva dell’illegalità”.
Il punto di vista dei sindacati di polizia
I sindacati Siulp, Sap e Fsp hanno usato parole forti nell’indirizzare le loro critiche verso l’iniziativa di regolarizzazione del centro. Eugenio Bravo del Siulp ha parlato di un “premio per soggetti pericolosi”, mentre Antonio Perna del Sap ha espresso delusione, sottolineando le problematiche di sicurezza legate al centro in relazione ai lavori in Valle di Susa. In una netta provocazione, Luca Pantanella del Fsp ha suggerito di destinare lo stabile alla polizia, invece che a fini sociali, ritenendolo un servizio più appropriato per la collettività.
La posizione dei sindacati è chiara: ogni ulteriore aggressione che coinvolga le forze dell’ordine sarà seguita da un’azione legale che includerà il Comune tra gli imputati per favoreggiamento.
Le reazioni del sindaco e della politica
Il sindaco Lo Russo si mantiene distante dai commenti sulle azioni della magistratura, sottolineando la sua ferma condanna verso ogni forma di violenza. Il suo focus rimane sul recupero dell’immobile di corso Regina Margherita per destinarlo a usi sociali, ma sempre nel rispetto della legalità. Queste dichiarazioni arrivano in un momento delicato in cui la città di Torino si confronta con la necessità di risolvere una situazione che perdura da quasi tre decenni.
La discussione sul progetto ha però sollevato critiche anche da esponenti politici. Elena Chiorino di Fratelli d’Italia e Maurizio Marrone hanno espresso il loro dissenso, accusando il Partito Democratico di ignorare le problematiche di illegalità legate ad Askatasuna e di procedere con una legalizzazione che sembra ignorare gli episodi di violenza passati.
Il dibattito sulla legalità e il futuro di Askatasuna
La situazione attuale pone il Comune di Torino di fronte a una scelta complicata. Da un lato, vi è il desiderio di recuperare uno spazio urbano per la comunità; dall’altro, l’importanza di non compromettere i principi di legalità e sicurezza. Il dibattito si infiamma attorno al ruolo dei centri sociali e alla loro potenziale trasformazione in entità riconosciute e legittimate, un processo che può avere ampie ripercussioni sulla gestione dell’ordine pubblico e sulle dinamiche sociali della città.
La strada verso una Torino che riesca a conciliare inclusione sociale e rispetto delle leggi è ancora lunga e tortuosa, e le recenti azioni giudiziarie non fanno che accrescere la tensione in una città già segnata da anni di confronti e scontri. La sfida che si prospetta per il futuro è quella di trovare un equilibrio che possa soddisfare sia le esigenze di giustizia che quelle di coesione sociale. Nel frattempo, le reazioni e le posizioni contrastanti continuano a delineare uno scenario di vivace dibattito pubblico.
Foto Credits: Gazzetta.it