La Riforma della Giustizia: Un Viaggio Lungo Trent’Anni
La riforma della giustizia in Italia, in particolare la separazione delle carriere tra pubblici ministeri (pm) e giudici, è un tema che ha attraversato decenni di storia politica. Da Bettino Craxi ai Radicali, passando per Silvio Berlusconi e Massimo D’Alema, molti hanno tentato di trasformare questa visione in realtà. Tuttavia, il percorso è stato lungo e pieno di ostacoli.
Il riordino del processo penale del 1989 rappresentò un punto di partenza, ma la strada si interruppe ben prima di riuscire a separare definitivamente le carriere dei magistrati. Oggi, il governo di Giorgia Meloni sembra determinato a perseguire questa riforma, forte di un accordo politico interno e del supporto parziale dell’opposizione, come Azione e Italia Viva.
Un Nuovo Tentativo di Riforma
Il governo Meloni, con Carlo Nordio come ministro della Giustizia, sta lavorando per portare avanti il progetto. Entro maggio, si prevede che il testo della riforma approderà in Consiglio dei Ministri sotto forma di disegno di legge costituzionale. La riforma prevede l’istituzione di due Consigli Superiori della Magistratura (Csm) e di un’Alta Corte con membri sorteggiati per giudicare sia i magistrati giudicanti che requirenti.
Non si esclude nemmeno una riflessione sull’esercizio dell’azione penale e sulla sua discrezionalità, con l’obiettivo di riformare l’articolo 112 della Costituzione. Tuttavia, trovare l’equilibrio giusto è difficile. Nordio sta cercando la formula più adatta per superare le difficoltà che hanno bloccato i tentativi precedenti.
Le Difficoltà del Dialogo
Il presidente dell’Associazione Nazionale Magistrati (Anm), Giuseppe Santalucia, ha auspicato un confronto con Nordio sulla riforma della giustizia, almeno prima che diventi legge, per un contributo tecnico. Tuttavia, il governo teme che il dialogo possa trasformarsi in un tentativo di frenare la riforma.
Gian Domenico Caiazza, capolista alle elezioni europee per la lista Stati Uniti d’Europa, ha espresso scetticismo, sottolineando la mancanza di un testo scritto e la difficoltà di attuare una riforma costituzionale. Anche Matteo Renzi, leader di Italia Viva, ha criticato il governo, accusandolo di non aver fatto progressi concreti.
Un Passato di Tentativi Falliti
La storia della riforma della giustizia è costellata di tentativi falliti. La “riforma Castelli” del 2002, ad esempio, iniziò il suo iter parlamentare ma fu bloccata dal presidente della Repubblica Carlo Azeglio Ciampi per profili di incostituzionalità. Il governo Prodi e il ministro Clemente Mastella nel 2007 riuscirono solo a inserire un limite di non più di quattro passaggi in carriera.
Nel 2013, i Radicali tentarono una raccolta firme, ma senza successo. L’Unione delle Camere Penali Italiane propose un disegno di legge costituzionale tra il 2017 e il 2020, ma anche questo si arenò. Il referendum del 2022 lanciato da Lega e Radicali non raggiunse il quorum necessario.
Il Futuro della Riforma
Oggi, l’accordo politico sembra esserci, ma manca ancora un testo capace di superare le quattro letture parlamentari e un eventuale referendum. La sfida è complessa e il rischio di nuovi fallimenti è sempre presente. Tuttavia, il governo Meloni sembra determinato a portare avanti la riforma della giustizia.
Con la prossima riunione dell’Anm dal 10 al 12 maggio, si attendono ulteriori sviluppi. Se gli attacchi arriveranno con forza, sarà il segno che una collaborazione non è possibile. Ma per ora, il governo mantiene la speranza di riuscire a realizzare finalmente questa riforma tanto attesa.