![La lunga saga della riforma della giustizia in Italia: dalle promesse del passato al futuro incerto 1 20240514 233024](https://masainews.it/wp-content/uploads/2024/05/20240514-233024.webp)
La riforma della giustizia in Italia: un viaggio lungo trent’anni
Quella della riforma della giustizia, in particolare della separazione delle carriere dei pubblici ministeri, è una storia che si trascina da oltre trent’anni. Da Bettino Craxi ai Radicali, fino a Silvio Berlusconi e la Bicamerale di Massimo D’Alema, molti hanno tentato di portare a termine questa riforma, ma nessuno ci è riuscito. La strada è stata spesso lastricata di promesse non mantenute e di progetti interrotti.
Oggi, il governo di Giorgia Meloni sembra determinato a riprendere questo cammino. Forte di un accordo politico in maggioranza e con un ex giudice come Carlo Nordio a gestire il dossier, il governo spera di portare finalmente a termine questa riforma. L’obiettivo è chiaro: entro maggio, il testo dovrebbe approdare in Consiglio dei ministri sotto forma di disegno di legge costituzionale.
Due Consigli Superiori della Magistratura e un’Alta Corte
Il progetto prevede l’istituzione di due Consigli Superiori della Magistratura (CSM) e di un’Alta Corte. Quest’ultima, con membri sorteggiati, si occuperà di giudicare sia i magistrati giudicanti che quelli requirenti. L’obiettivo è creare un sistema più equilibrato e trasparente, evitando le cosiddette ‘porte girevoli’ tra giudici e pubblici ministeri.
La riforma potrebbe anche includere una riflessione sull’esercizio dell’azione penale e sulla sua discrezionalità, con l’obiettivo di riformare l’articolo 112 della Costituzione. Questo articolo prevede l’obbligatorietà dell’azione penale, ma il governo potrebbe puntare a un sistema accusatorio più flessibile.
Il difficile equilibrio e il dialogo necessario
Nonostante le buone intenzioni, l’equilibrio è difficile da raggiungere. Carlo Nordio, attuale ministro della Giustizia, è alla ricerca della formula più adatta per evitare le insidie che hanno bloccato il dibattito in passato. Nel suo libro scritto con Giuliano Pisapia, Nordio ha sottolineato l’importanza di «dialogare in punta di fioretto» piuttosto che «entrare con la clava nella cristalleria».
Giuseppe Santalucia, presidente dell’Associazione Nazionale Magistrati (ANM), ha auspicato un confronto con Nordio sulla riforma della giustizia. «Un confronto con il ministro Nordio sulla riforma della giustizia, almeno prima che diventi legge, per un contributo tecnico. Scelga lui se prima o dopo il Consiglio dei ministri», ha dichiarato Santalucia. Tuttavia, il rischio di un nuovo scontro è sempre dietro l’angolo.
Le critiche dell’opposizione e le sfide interne
L’opposizione non ha mancato di esprimere i propri dubbi. Gian Domenico Caiazza, capolista alle Europee per la lista Stati Uniti d’Europa ed ex presidente dell’Unione camere penali, ha sottolineato l’assenza di un testo scritto e ha sollevato dubbi sulla tempistica della riforma. Matteo Renzi, leader di Italia Viva, ha dichiarato: «La riforma della giustizia non si farà mai con questo governo. Il ministro Nordio è una persona perbene ma dopo due anni continua a fare chiacchiericcio, non abbiamo visto niente».
Anche Enrico Costa, deputato di Azione, ha espresso critiche, parlando di «scopo evidentemente dilatorio» e sottolineando come da un anno e mezzo sia «pendente» alla Camera un testo base su cui sono state svolte «ben 35 audizioni di esperti, 14 sedute», e rimarcando come ora si «dovrà ripartire daccapo».
Un percorso irto di ostacoli
La storia della riforma della giustizia è costellata di tentativi falliti. La ‘riforma Castelli’ del 2002, ad esempio, iniziò l’iter parlamentare ma si arenò dopo lo stop del presidente della Repubblica, Carlo Azeglio Ciampi, che la rinviò alle Camere per profili di incostituzionalità. Nel 2007, il governo Prodi e il ministro Clemente Mastella riuscirono solo ad inserire un limite di non più di quattro passaggi in carriera.
Anche i tentativi più recenti non hanno avuto successo. Nel 2013, la raccolta firme dei Radicali finì nel vuoto, e tra il 2017 e il 2020, la proposta di un disegno di legge costituzionale dell’Unione camere penali italiane si paralizzò. Infine, il referendum anti-porte girevoli del 2022, lanciato da Lega e Radicali, non raggiunse il quorum.
Il futuro della riforma della giustizia
Oggi, nonostante un accordo politico in maggioranza, manca ancora un testo capace di reggere quattro letture in Parlamento e un eventuale referendum. Il governo sembra determinato a portare avanti questa riforma, ma il cammino è ancora lungo e irto di ostacoli. Le prossime settimane saranno cruciali per capire se il governo riuscirà a superare le difficoltà e a portare a termine questa riforma tanto attesa.