![La riforma della giustizia in Italia: cronaca di trent'anni di tentativi e sfide 1 20240514 233024](https://masainews.it/wp-content/uploads/2024/05/20240514-233024.webp)
La riforma della giustizia: un percorso lungo trent’anni
La riforma della giustizia italiana, in particolare la separazione delle carriere dei magistrati, è una questione dibattuta da oltre tre decenni. Da Bettino Craxi a Silvio Berlusconi, passando per la Bicamerale di Massimo D’Alema, molti hanno tentato di portarla a termine, ma senza successo.
Il percorso per realizzare questa riforma è stato lastricato di promesse e tentativi falliti. Dal riordino del processo penale nel 1989, ogni governo ha cercato di dividere definitivamente il magistrato che accusa da quello che giudica, ma nessuno è riuscito a raggiungere questo obiettivo.
Il nuovo tentativo del governo Meloni
Il governo di Giorgia Meloni, supportato dall’ex giudice Carlo Nordio, sembra determinato a portare avanti la riforma dell’ordinamento giudiziario. Forte di un accordo politico in maggioranza e con parte dell’opposizione favorevole, il governo punta a presentare un testo in Consiglio dei Ministri entro maggio.
Il nuovo disegno di legge costituzionale prevede l’istituzione di due Consigli Superiori della Magistratura (Csm) e di un’Alta Corte con membri sorteggiati che giudicheranno sia i magistrati giudicanti che quelli requirenti. Inoltre, potrebbe essere riformato l’articolo 112 della Costituzione, che prevede l’obbligatorietà dell’azione penale, per attuare pienamente il sistema accusatorio.
Le difficoltà e le reazioni del mondo giudiziario
Cercare di trovare un equilibrio è complesso. Nordio è alla ricerca della formula più adatta per evitare le insidie del dibattito sulle porte girevoli tra giudici e pm. Lo stesso Nordio, nel libro ‘In attesa di giustizia’ scritto con Giuliano Pisapia, aveva sottolineato l’importanza di dialogare piuttosto che agire con forza.
Il presidente dell’Associazione Nazionale Magistrati (Anm), Giuseppe Santalucia, ha espresso il desiderio di un confronto con il ministro Nordio sulla riforma della giustizia, auspicando un contributo tecnico prima che diventi legge. Tuttavia, alcuni membri del governo temono che il dialogo possa trasformarsi in un tentativo di ostacolare la riforma.
Il peso della storia e le sfide attuali
Gian Domenico Caiazza, ex presidente dell’Unione Camere Penali e capolista alle Europee per la lista Stati Uniti d’Europa, ha sottolineato che l’annuncio del varo della riforma costituzionale della separazione delle carriere è il quindicesimo dall’inizio della legislatura. Caiazza ha sollevato dubbi sull’assenza di un testo scritto e sui tempi di realizzazione della riforma.
Matteo Renzi, leader di Italia Viva, ha criticato il governo, affermando che la riforma della giustizia non sarà mai realizzata con l’attuale esecutivo. Anche Enrico Costa di Azione ha evidenziato come il governo stia cercando di rallentare il processo per cedere il passo al premierato.
Tentativi passati e fallimenti
Dopo Tangentopoli, numerosi tentativi di riforma sono falliti. La ‘riforma Castelli’ del 2002, voluta dall’allora ministro della Giustizia Roberto Castelli, iniziò il suo iter parlamentare ma si arenò dopo il rinvio alle Camere da parte del presidente della Repubblica, Carlo Azeglio Ciampi.
Nel 2007, il governo Prodi e il ministro Clemente Mastella riuscirono solo a introdurre un limite ai passaggi di carriera. Nel 2013, una raccolta firme dei Radicali finì nel vuoto, e la proposta di un ddl costituzionale dell’Unione Camere Penali Italiane si paralizzò tra il 2017 e il 2020. Infine, il referendum anti-porte girevoli del 2022, lanciato da Lega e Radicali, non raggiunse il quorum necessario.
La sfida attuale del governo Meloni
Nonostante i numerosi fallimenti del passato, il governo Meloni sembra determinato a portare avanti la riforma. Tuttavia, manca ancora un testo capace di reggere le quattro letture in Parlamento e un eventuale referendum. La strada è ancora lunga e incerta, e il rischio che anche questo tentativo finisca immolato sull’altare dell’opportunità politica è sempre presente.
Un fattore determinante sarà la capacità del governo di mantenere un dialogo costruttivo con il mondo giudiziario, evitando che le divergenze si trasformino in ostacoli insormontabili. Solo il tempo dirà se questa sarà davvero la volta buona per la riforma della giustizia in Italia.