Scoperta shock nelle Marche: latte alterato con sostanze pericolose
Un’operazione di vasta portata ha portato alla luce una pratica allarmante in un caseificio marchigiano, dove il latte andato a male veniva ‘corretto’ con l’aggiunta di soda caustica e acqua ossigenata per mascherare il suo cattivo stato di conservazione. Questa scoperta è stata fatta dai carabinieri dei Nas di Ancona in collaborazione con l’Unità investigativa Centrale del Dipartimento dell’Ispettorato Centrale per il Controllo della Qualità e Repressione Frodi dei Prodotti Agroalimentari (ICQRF), che hanno condotto un’indagine approfondita nelle strutture del gruppo TreValli Cooperlat, puntualmente riportata dai media locali.
Il blitz, che ha coinvolto 60 ufficiali di polizia giudiziaria, ha portato al sequestro di circa 90 tonnellate di latte e 110 tonnellate di prodotti lattiero caseari, nonché 2,5 tonnellate di sostanze sofisticanti. L’indagine, promossa dalla Procura di Pesaro, ha messo in luce un sistema di adulterazione e sofisticazione volto a ingannare i controlli qualitativi dei prodotti destinati alla grande distribuzione, con ipotesi di reati che gravano su 10 persone e tre società.
Un sistema di frode alimentare ben organizzato
Secondo le indagini, il latte veniva conservato in silos per giorni allo scopo di abbatterne la carica batterica e nasconderne l’acidità. Questo processo non solo evitava la rivelazione delle alterazioni durante i controlli di laboratorio ma celava anche l’uso di latte contaminato da aflatossine e da livelli di antibiotici superiori ai limiti consentiti. Una rivelazione che ha destato particolare allarme tra gli investigatori, evidenziando una preoccupazione crescente per la sicurezza alimentare.
La denuncia di un’ex dipendente ha gettato ulteriore luce sulle pratiche illecite all’interno dell’azienda. Questa testimone, dopo essere stata licenziata, ha deciso di raccontare ai Nas le procedure adottate per adulterare il latte, inclusa l’aggiunta di soda caustica. Il suo racconto non solo ha esposto le tecniche di sofisticazione del latte ma ha anche evidenziato una cultura aziendale di maltrattamento dei lavoratori, con contratti precari e una pressione costante a partecipare a queste pratiche illegali.
La risposta dell’azienda e le rassicurazioni ai consumatori
In risposta alle accuse, Cooperlat ha emesso una nota in cui afferma di aver fornito e di continuare a fornire la massima collaborazione alle indagini, sottolineando il proprio operato corretto e trasparente. L’azienda ha inoltre precisato che le ispezioni condotte in altre due strutture del gruppo hanno confermato il perfetto stato di conservazione e l’integrità dei prodotti. Nonostante queste rassicurazioni, al momento dell’indagine nessun prodotto è stato ritirato dal mercato, lasciando emergere dubbi sulla veridicità delle analisi e sulla sicurezza dei prodotti in vendita.
Le analisi specifiche sugli ‘alteranti’ incriminati sono essenziali per determinare la sicurezza dei prodotti ancora disponibili al consumo. Il perito Daniele Seniga, citato nelle inchieste, ha sottolineato la necessità di indagini approfondite per fare piena luce sull’entità della frode. Questo scandalo alimentare non solo solleva questioni critiche sulla sicurezza e sulla qualità dei prodotti lattiero caseari consumati quotidianamente dai cittadini ma lancia anche un allarme sulla necessità di controlli più rigorosi e trasparenti nel settore agroalimentare.
L’inchiesta, che continua a suscitare preoccupazione e dibattito pubblico, sottolinea l’importanza di garantire la fiducia dei consumatori nella sicurezza alimentare, un pilastro fondamentale per la salute pubblica. La scoperta di queste pratiche illecite presso il caseificio marchigiano non solo ha esposto gravi lacune nei controlli di qualità ma ha anche messo in discussione l’efficacia dei meccanismi di vigilanza e regolamentazione nel settore agroalimentare italiano.