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Tragedia a Milano: un giovane bosniaco ucciso a colpi di pistola vicino all’Ortomercato
Nelle prime ore del mattino, una tranquilla zona di Milano si è trasformata in scena di un tragico evento. Jhonny Sulejmanovic, un ragazzo bosniaco di appena 18 anni, è stato brutalmente assassinato mentre riposava nel suo furgone, parcheggiato in via Varsavia, di fronte ai cancelli dell’Ortomercato. La notte si è tinta di sangue quando, poco dopo le 3, Sulejmanovic è stato sorpreso nel sonno accanto alla moglie, Samantha, anch’essa 18enne, ma fortunatamente illesa. La giovane coppia, che dormiva abitualmente nel veicolo, è stata vittima di un attacco violento e improvviso che ha visto l’uso di una pistola calibro 7.65.
Il giovane Sulejmanovic è stato raggiunto da tre proiettili al torace sinistro, ferite che lo hanno portato alla morte un’ora dopo il ricovero presso il Policlinico di Milano. La scena dell’omicidio, segnata da vetri infranti e colpi di arma da fuoco, ha scosso profondamente la comunità locale, soprattutto i familiari e gli amici della vittima, molti dei quali residenti nelle vicinanze in roulotte e camper. La polizia, arrivata tempestivamente sul posto, ha avviato le indagini in un contesto di dolore e incredulità, cercando di dare un volto agli assassini attraverso l’analisi dei filmati di videosorveglianza.
Le indagini: un agguato premeditato?
Sembra che l’aggressione nei confronti di Sulejmanovic non sia stata casuale. Secondo le ricostruzioni iniziali, prima dell’omicidio, gli aggressori avrebbero cercato un confronto con il giovane, invitandolo a bere qualcosa in un bar. Al rifiuto di Jhonny e della moglie, il gruppo è tornato con prepotenza, sfondando i vetri del furgone e trascinando fuori il ragazzo per poi eseguire l’esecuzione a colpi di pistola. Questi dettagli, emersi dalle testimonianze e dagli accertamenti iniziali della polizia, delineano un quadro agghiacciante di violenza premeditata.
La scientifica, analizzando il luogo del delitto, ha raccolto diversi bossoli e campioni utili all’indagine, mentre gli inquirenti hanno ascoltato possibili testimoni, inclusi familiari e conoscenti della vittima. La comunità bosniaca, alla quale apparteneva il giovane, sembra essere al centro delle attenzioni degli investigatori, che non escludono piste legate a vecchie ruggini o conflitti interni. Sara, la sorella ventenne di Jhonny, tra il dolore e la disperazione, ha raccontato di un attacco improvviso e brutale, incapace di trovare una ragione dietro la morte del fratello, descritto come una persona pacifica e senza nemici.
La comunità sotto shock
La tragedia ha lasciato una profonda cicatrice nella comunità di via Varsavia e non solo. Residenti e commercianti dell’area, abituati alla tranquillità notturna rotta solo dai preparativi mattutini dell’Ortomercato, si sono trovati di fronte a una scena di violenza inaudita. Zhou Kuang, un residente della zona, ha riportato di aver sentito scoppi e urla in lingua straniera, segno di una notte di terrore che ha interrotto la routine del quartiere.
Le indagini proseguono senza sosta, con la polizia che lavora alacremente per fare luce sull’accaduto. L’autopsia sul corpo di Jhonny Sulejmanovic sarà un passo cruciale per comprendere le dinamiche dell’omicidio, mentre gli investigatori continuano a setacciare le immagini delle telecamere di sorveglianza e a raccogliere testimonianze. In questo contesto di dolore e ricerca di giustizia, la comunità attende risposte, sperando che la luce della verità possa almeno offrire un po’ di pace in mezzo a tanta oscurità.
Nel frattempo, la città di Milano si interroga su come eventi così tragici possano verificarsi nelle sue strade, ricordando a tutti la necessità di una maggiore attenzione e prevenzione per garantire la sicurezza dei suoi cittadini. La morte di Jhonny Sulejmanovic non è solo una perdita per i suoi cari ma un monito per l’intera società, chiamata a riflettere sull’importanza della coesione comunitaria e del rispetto reciproco.