La vicenda che vede coinvolto l’eurodeputato Piero Fassino per un tentativo di furto di un profumo all’aeroporto di Fiumicino si arricchisce di nuovi dettagli e sfaccettature, alimentando dibattiti e speculazioni. La storia, che ha preso il via dalla segnalazione di un episodio accaduto il 15 aprile al duty free del Terminal 1, sembra ora trovare nella tecnologia delle telecamere di sicurezza un testimone inoppugnabile contro la versione fornita dall’ex sindaco di Torino.
Le immagini che contraddicono
Secondo quanto emerso, il Fassino-Gate, come è stato prontamente ribattezzato dai media, trae origine da un minuto e mezzo di registrazione che mostra Fassino all’interno del negozio duty free 25, intento a prendere una confezione di Chance di Chanel. A dispetto delle dichiarazioni iniziali dell’eurodeputato, che ha sostenuto di aver involontariamente lasciato scivolare il profumo nella tasca del giaccone mentre rispondeva a una telefonata, le immagini rivelano un’azione decisamente più intenzionale.
Le telecamere hanno catturato il momento in cui l’eurodeputato, dopo aver prelevato il profumo, guarda in direzione delle telecamere e, con un movimento circospetto, infila la confezione dentro la tasca del giaccone, per poi tentare di allontanarsi senza effettuare alcun acquisto. Questa sequenza di azioni, nettamente in contrasto con quanto affermato da Fassino, ha portato i responsabili del negozio a procedere con una denuncia.
La risposta delle autorità
La Procura di Roma non ha tardato a reagire, avviando un’inchiesta per tentato furto, affidando le indagini alla polizia giudiziaria. Il quadro normativo, inoltre, prevede che il reato di furto si consideri tentato fino a quando l’autore si trova sotto la sorveglianza degli addetti, come precisato da una sentenza della Cassazione, motivo per cui la denuncia è stata formulata in questi termini.
Di fronte alle prove video e alla conseguente azione legale, Fassino ha cercato di difendersi, ribadendo la sua versione dei fatti e manifestando il suo disagio per la situazione. In un’intervista a Rtl 102.5, l’eurodeputato ha espresso sentimenti di malessere e di profondo disagio, sottolineando la sua estraneità a comportamenti simili e auspicando una rapida chiarificazione dell’incidente.
La difesa di Fassino
Nonostante le immagini lo ritraggano in una luce non favorevole, Fassino ha mantenuto una posizione di ferma negazione del tentativo di furto, attribuendo l’accaduto a un equivoco. La sua spiegazione, che includeva la difficoltà di gestire il profumo mentre rispondeva al telefono e l’ambiguità della zona di pagamento all’interno del negozio, non ha tuttavia trovato conferme nelle registrazioni video, che non mostrano l’eurodeputato al telefono o vicino alle casse al momento del presunto furto.
L’insistenza sulla propria versione degli eventi e il tentativo di trovare giustificazioni plausibili non hanno però mitigato l’impatto delle immagini diffuse, che sembrano contraddire in modo inequivocabile le sue parole. La mancanza di evidenze visive che supportino il racconto di Fassino, in particolare l’assenza del telefono o delle cuffie, aggiunge ulteriori dubbi sulla sua narrazione.
Un precedente che pesa
Non è la prima volta che Piero Fassino si trova al centro di controversie legate a registrazioni video. Un episodio simile si verificò nel 2014, quando l’allora sindaco di Torino negò di aver fatto un gesto offensivo nei confronti dei tifosi, per essere poi smentito da un filmato. Questo precedente contribuisce a infittire il clima di scetticismo attorno alla sua figura, in un momento in cui la fiducia pubblica nei confronti dei rappresentanti politici risulta essere particolarmente fragile.
La vicenda del profumo a Fiumicino si inserisce in un contesto più ampio di attenzione e sensibilità verso le azioni dei politici, con l’opinione pubblica sempre più vigile e pronta a richiedere conto del comportamento di chi ricopre ruoli istituzionali. L’inchiesta in corso dovrà stabilire i contorni esatti dell’accaduto, ma indipendentemente dall’esito, il caso solleva questioni importanti sul rapporto tra politica, verità e percezione pubblica.
Intanto, la procura procede con le indagini, e l’opinione pubblica rimane in attesa di ulteriori sviluppi, consapevole del fatto che episodi del genere non fanno altro che accrescere il divario tra cittadini e rappresentanti politici, in un’epoca già segnata da una profonda crisi di fiducia.