La riforma dell’accesso alle facoltà di Medicina: tra aperture e resistenze
Il recente primo via libera alla proposta di abolizione del numero chiuso nelle facoltà di Medicina, Odontoiatria e Veterinaria ha scatenato un ampio dibattito tra le istituzioni accademiche e i rappresentanti del settore sanitario. La Commissione Istruzione del Senato, guidata da Roberto Marti della Lega, ha approvato all’unanimità un testo che prevede l’iscrizione libera al primo semestre di questi corsi di studi a partire dal 2025. Questa mossa, descritta con soddisfazione per la ‘massima convergenza di tutte le forze politiche’ da Marti, mira a rispondere alla crescente carestia di personale nel Servizio sanitario nazionale (SSN).
Le preoccupazioni dei professionisti del settore
Tuttavia, la reazione non si è fatta attendere. Il segretario nazionale del maggiore sindacato dei medici ospedalieri, l’Anaao Assomed, Pierino Di Silverio, ha espresso una netta contrarietà a questa decisione, etichettandola come ‘il colpo di grazia alla formazione medica’ e una dimostrazione di ‘assoluta mancanza di visione futura’. Secondo Di Silverio, questa riforma rischia di confondere il ‘diritto allo studio’ con il ‘diritto all’iscrizione alla Facoltà’, paventando un futuro in cui il sistema sanitario potrebbe essere invaso da una ‘nuova pletora medica’ a basso costo. In questa prospettiva, il sindacato ha annunciato iniziative di mobilitazione, tra cui raccolte firme e manifestazioni, per sensibilizzare l’opinione pubblica.
Le critiche e le proposte di modifica
Simili preoccupazioni sono state espresse anche da Filippo Anelli, presidente della Federazione nazionale degli ordini dei medici chirurghi e degli odontoiatri (Fnomceo). Anelli ha sottolineato come l’eliminazione del numero chiuso potrebbe tradursi, nel giro di un decennio, in un eccesso di laureati senza reali prospettive occupazionali nel settore medico, aggravando il problema della disoccupazione tra i giovani laureati. Tuttavia, Anelli ha anche proposto di rivedere il sistema di ammissione attuale, suggerendo un percorso formativo ad hoc già durante gli ultimi anni delle scuole superiori, per meglio preparare gli studenti agli esami di ammissione in Medicina.
La riforma nel dettaglio e le sue implicazioni
La riforma prevede che dopo l’iscrizione libera al primo semestre, per poter accedere al secondo, gli studenti dovranno ottenere tutti i crediti formativi previsti e classificarsi in posizione utile in una graduatoria di merito nazionale. In caso di mancata ammissione, verrà garantito il riconoscimento dei crediti per il proseguimento degli studi in un altro corso di laurea, con obbligatorietà e gratuità della doppia iscrizione limitatamente al primo semestre. Il governo è incaricato di dettagliare la riforma entro un anno, assicurando programmi uniformi e l’armonizzazione dei piani di studio.
Il dibattito sul numero chiuso e le prospettive future
Il dibattito sull’abolizione del numero chiuso arriva in un momento in cui il sistema sanitario italiano si confronta con la sfida di una crescente carenza di personale. Già a gennaio, studenti e aspiranti studenti di Medicina avevano manifestato a Roma contro il numero chiuso, evidenziando i limiti di un sistema che spinge molti a cercare alternative costose all’estero. La riforma, seppur vista come una soluzione possibile a questa emergenza, solleva dunque questioni complesse riguardo la qualità della formazione medica e le reali opportunità occupazionali future per i laureati in queste discipline. La tensione tra il diritto all’istruzione e la necessità di mantenere elevati standard professionali nel settore sanitario rimane, pertanto, un nodo cruciale del dibattito pubblico.
La decisione definitiva sulla riforma, con le sue potenziali correzioni e implementazioni, sarà dunque cruciale non solo per il futuro degli studenti di Medicina ma anche per l’intero ecosistema del Servizio sanitario nazionale, che dipende dalla formazione di professionisti qualificati per garantire la salute dei cittadini italiani.