Protesta eclatante a Roma: agricoltore minaccia di darsi fuoco all’Altare della Patria
In una serata di ordinaria amministrazione, il cuore pulsante di Roma è stato teatro di un episodio tanto drammatico quanto clamoroso. Candido Ceracchi, un agricoltore italiano, ha scelto il simbolico cancello dell’Altare della Patria per lanciare il suo grido di dolore e protesta contro quelle che percepisce come ingiustizie subite dalla categoria agricola. Il gesto estremo ha visto l’uomo incatenarsi e cosparersi di benzina, minacciando di darsi fuoco se le sue richieste non fossero state ascoltate.
La scena, che ha avuto luogo intorno alle 21 di sera, ha generato ore di tensione in piazza Venezia, luogo emblematico della capitale. Ceracchi, vestito in modo insolito da sceriffo, armato di un accendino in una mano e del tricolore nell’altra, ha espresso il suo disappunto e la sua richiesta di essere ascoltato direttamente dal ministro dell’agricoltura, Francesco Lollobrigida. «Voglio incontrare il ministro dell’agricoltura Lollobrigida, voglio che venga qui da me ora perché noi agricoltori non siamo stati ascoltati sul serio. Alcuni politici ci hanno usati», sono state le parole di Ceracchi, cariche di disperazione e frustrazione.
La mobilitazione delle forze dell’ordine
Il gesto di protesta non è passato inosservato e ha richiesto l’immediato intervento delle forze dell’ordine. Agenti della polizia, vigili del fuoco e personale medico sono accorsi sul posto, circoscrivendo l’area per prevenire qualsiasi esito tragico. La presenza di benzina disseminata non solo su Ceracchi ma anche sui gradini dell’importante monumento nazionale ha elevato ulteriormente la tensione tra i presenti e le squadre di soccorso.
Per motivi di sicurezza, è stata temporaneamente interdetta l’accessibilità alla piazza, sia per i veicoli che per i pedoni, creando non poco scompiglio nella normale vita cittadina. Nonostante l’alto rischio per la sua incolumità e quella degli altri, l’agricoltore ha mantenuto la sua posizione per quasi due ore, durante le quali ha continuato a ribadire le sue esigenze e a tenere in sospeso l’esito della sua protesta.
Una risoluzione senza tragedie
La situazione si è risolta poco prima delle 23, quando, dopo intense negoziazioni condotte da figure chiave della sicurezza pubblica, tra cui il Capo di Gabinetto, Giuseppe Rubino, e il dirigente dell’ufficio prevenzione generale, Mario Spaziani, accompagnati da un ispettore della Digos e altri poliziotti, Ceracchi è stato convinto a desistere dal suo intento. L’uomo si è quindi liberato dalle catene, che sono state sequestrate dagli agenti insieme all’accendino che aveva minacciato di usare.
Una volta calmata la situazione e garantita la sicurezza pubblica, l’agricoltore è stato accompagnato in commissariato per gli accertamenti del caso. Contestualmente, la polizia locale ha provveduto a riaprire il traffico, permettendo così il ritorno alla normalità in una delle piazze più affollate e significative della capitale. Questo episodio, sebbene si sia concluso senza danni a persone o cose, lascia dietro di sé diverse questioni aperte riguardo il dialogo tra il mondo dell’agricoltura e le istituzioni, evidenziando un malessere profondo che merita attenzione e risposte concrete.
Il gesto di protesta di Ceracchi diventa così simbolo di una lotta più ampia, che tocca diverse fasce della società e che chiede di essere ascoltata con maggiore serietà e impegno da parte di chi detiene le redini del potere. La richiesta di un confronto diretto con il ministro dell’agricoltura rimane emblematica di un’esigenza di dialogo che non può essere più ignorata.