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La crisi di potere alla Fondazione Crt: tra dimissioni e tensioni interne
La scena del potere finanziario italiano è stata recentemente scossa da una serie di eventi che hanno visto protagonista la Fondazione Crt, uno dei più influenti enti di beneficenza del Paese, il cui presidente, Fabrizio Palenzona, si trova ora a navigare in acque turbolente. Le prime crepe in questo scenario si sono manifestate con le improvvise dimissioni di Andrea Varese, segretario generale dell’ente, dimissioni che non solo hanno sorpreso l’ambiente ma hanno anche lasciato intendere una situazione di forte tensione interna. Varese, considerato un tempo delfino di Palenzona, è stato ‘scaricato’ in un contesto che sembra segnare l’inizio di un periodo di incertezza per il presidente.
La situazione si è ulteriormente complicata quando il consiglio ha espresso la volontà di ‘allontanare’ Roberto Mercuri, descritto come ‘mio nipote’ da Palenzona, dalle stanze della sede di via XX Settembre. Questa richiesta non fa che sottolineare l’indebolimento della posizione di Palenzona all’interno della Fondazione, un indebolimento che ha preso forma in seguito alla sua incapacità di conquistare la leadership in Acri, l’associazione che coordina le attività delle fondazioni di origine bancaria in Italia, sfida persa a favore di Giovanni Azzone.
La tensione crescente e le accuse di manovre nascoste
Durante una recente riunione del consiglio di indirizzo, finalizzata al rinnovo e alla nomina di posizioni chiave all’interno di entità come Ogr, Equiter e Ream, lo scontro interno ha raggiunto il suo apice. La tensione ha portato alle dimissioni di Varese, soprattutto dopo che alcuni consiglieri, tra cui Caterina Bima e Davide Canavesio, hanno messo in discussione una denuncia presentata autonomamente al Mef. Questa denuncia riguardava un presunto ‘patto occulto’ organizzato da un consigliere, Corrado Bonadeo, con altri colleghi, una situazione che non ha fatto altro che alimentare lo scontro all’interno della Fondazione Crt.
Il contesto in cui si muove la Fondazione Crt è di per sé complesso, essendo la terza fondazione italiana per importanza, con partecipazioni in entità finanziarie di grande rilievo come UniCredit, Cdp, F2i, Mundys, Generali e Banca di Asti. La questione dell’investimento nella Banca del Fucino, pur non essendo stata portata a termine, ha contribuito a creare tensioni interne, mettendo in luce le diverse visioni sulla gestione delle risorse e degli investimenti dell’ente.
Palenzona: tra aspirazioni di potere e recenti sconfitte
Fabrizio Palenzona, con una lunga carriera alle spalle, è noto per il suo approccio spregiudicato alla politica e alla gestione del potere. Tuttavia, le recenti vicende sembrano aver messo in luce i limiti di questo approccio. La sua incapacità di ottenere la delega su Cdp per aumentare il suo peso in vista del rinnovo dei vertici e la sconfessione subita in seno alla Fondazione Crt testimoniano una fase di declino nel suo percorso di influenza. Inoltre, la mossa di dissociarsi dalle altre fondazioni azioniste di F2i, per accodarsi a UniCredit e alle casse di previdenza, non ha portato i risultati sperati, evidenziando una strategia che si è rivelata infruttuosa.
Un futuro incerto per Palenzona e la Fondazione Crt
La figura di Fabrizio Palenzona, a cavallo tra la politica e la gestione manageriale, emerge in questo contesto come un Giano bifronte, capace di muoversi tra diverse realtà ma ora visibilmente in difficoltà. La sua capacità di risollevarsi in un contesto così complesso e sfidante è messa in dubbio, soprattutto alla luce delle recenti vicende che lo hanno visto perdere pezzi importanti del suo sistema di potere. La Fondazione Crt, con le sue ricche partecipazioni e il suo ruolo chiave nel panorama finanziario e filantropico italiano, si trova ora in una fase di riflessione critica sul suo futuro e su quello dei suoi dirigenti.
L’indebolimento di Palenzona non è solo il simbolo di un cambiamento all’interno della fondazione ma potrebbe preludere a una più ampia riconsiderazione delle dinamiche di potere nel mondo delle fondazioni bancarie italiane. In questo scenario, il ruolo delle fondazioni come enti di beneficenza e la loro influenza nel settore finanziario nazionale potrebbero essere soggetti a rinnovato esame e valutazione, in un momento in cui la trasparenza e l’etica nell’amministrazione del potere e delle risorse economiche assumono un’importanza sempre maggiore.