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La presenza ebraica al corteo del 25 Aprile: un simbolo di democrazia e memoria
Il dibattito sulla partecipazione della Comunità ebraica al corteo del 25 Aprile a Milano si accende sulle parole di Emanuele Fiano che interviene sulla controversia sollevata da David Meghnagi. Quest’ultimo aveva espresso perplessità sull’opportunità della presenza ebraica in una manifestazione che, negli anni, ha ampliato il suo spettro tematico a questioni di attualità, spesso fonte di divisioni. Fiano, tuttavia, sostiene con fermezza la necessità di una partecipazione attiva: “Gli ebrei italiani hanno subito il fascismo e devono sempre ricordare cosa ha significato vivere in un regime dittatoriale”.
La decisione dell’inclusione dello striscione “Ora e sempre la democrazia si difende” da parte della Brigata Ebraica non è altro che un rafforzamento dell’impegno e della testimonianza storica che la comunità ebraica continua a portare avanti. Fiano rimarca l’importanza di non cedere di fronte a slogan e posizioni che possono urtare la sensibilità, ma di contrapporre sempre la propria voce, in particolare in occasioni di grande valore simbolico come il 25 Aprile.
Un confronto aperto sulle parole d’ordine del corteo
La discussione si è poi spostata su una specifica questione sollevata durante una riunione preparatoria del corteo, dove le parole d’ordine della manifestazione sono state al centro di un confronto. Il presidente dell’ANPI, citato da Fiano, ha evidenziato come lo slogan “cessate il fuoco ovunque” fosse stato oggetto di dibattito, con la Comunità ebraica che proponeva l’aggiunta di “liberate gli ostaggi subito”. La capacità di trovare una mediazione, mantenendo lo slogan originale dell’ANPI e integrando la richiesta della Comunità con uno striscione dedicato, dimostra la volontà di dialogo e inclusione all’interno della manifestazione.
Fiano sottolinea come ogni partecipante al corteo porti le proprie convinzioni e messaggi, in una pluralità di voci che è espressione della democrazia. La presenza di slogan controversi non dovrebbe quindi dissuadere dalla partecipazione, ma stimolare a una presenza ancora più significativa e rappresentativa, soprattutto da parte di coloro che hanno storicamente più motivo di testimoniare i valori antifascisti e democratici.
Antisemitismo e la risposta della comunità
Interpellato sull’ambiente che si respira a Milano e sull’eventuale presenza di correnti antisemite, Fiano non nasconde la presenza di un clima di ostilità che si manifesta anche attraverso insulti sui social. Tuttavia, egli ribadisce con forza che proprio questa situazione rende indispensabile la partecipazione della Comunità ebraica al corteo. “A maggior ragione se ci sono degli antisemiti in quel corteo, noi dobbiamo esserci”. Queste parole non sono solo una dichiarazione di presenza, ma un impegno nella lotta contro l’antisemitismo e per la difesa dei valori democratici.
La memoria di una storia familiare che si intreccia con quella collettiva, dove la partecipazione al corteo è stata una tradizione di famiglia per Fiano, rende ancora più palpabile la necessità di non cedere di fronte a tentativi di marginalizzazione. La presenza di uno striscione che rappresenta la Comunità ebraica diventa simbolo di resistenza e testimonianza, un messaggio potente contro l’oblio e l’indifferenza verso le derive dell’antisemitismo.
In conclusione, la discussione sulla partecipazione della Comunità ebraica al corteo del 25 Aprile trasmette un messaggio chiaro: la memoria storica e la lotta per i valori democratici richiedono una presenza attiva e consapevole, capace di affrontare e superare le divisioni. La decisione di partecipare, di portare lo striscione come simbolo di impegno e resistenza, è un passo importante nella continua difesa della democrazia e nella lotta contro ogni forma di discriminazione e odio.