![Monica Reginato: la tragica morte dell'alpinista che ha lasciato un vuoto nella comunità montana 1 20240422 093446 2](https://masainews.it/wp-content/uploads/2024/04/20240422-093446-2.webp)
Tragedia sulle Dolomiti: la passione fatale di Monica Reginato
Una giornata di sport e natura si è trasformata in tragedia sabato 20 aprile a Cortina d’Ampezzo, dove Monica Reginato, scialpinista di 55 anni originaria di Castelfranco, ha perso la vita in un incidente che ha sconvolto la comunità degli appassionati di montagna. Mentre si preparava alla discesa del Canalone Comici al Sorapiss, attrezzandosi con i ramponi, Monica è scivolata, precipitando per 300 metri sotto gli occhi impotenti degli amici che l’accompagnavano.
Nonostante l’immediato allarme lanciato ai soccorsi intorno alle 15.30 e l’intervento celere dell’elisoccorso di Pieve di Cadore, per la Reginato non c’era più nulla da fare. Il personale medico, una volta giunto sul luogo dell’incidente, ha potuto solo constatare il tragico esito. La scialpinista è morta sul colpo, lasciando nella disperazione i compagni di avventura e un’intera comunità che la stimava.
Una vita dedicata alla montagna e all’esplorazione
Reginato non era solo una sportiva appassionata, ma una vera e propria icona dell’alpinismo e dello scialpinismo. Da oltre vent’anni, faceva parte attiva della scuola di alpinismo del Cai “Le Torri”, dove trasmetteva la sua passione e le sue competenze agli allievi e ai giovani iscritti, con un entusiasmo ritenuto da tutti inarrestabile. Il suo impegno non si limitava all’insegnamento, ma comprendeva anche l’aggiornamento continuo sulle pratiche di autosoccorso, indispensabili per affrontare le insidie della montagna con sicurezza.
La passione per l’avventura di Monica Reginato andava oltre i confini italiani. Coordinatrice di “Avventure nel Mondo”, aveva esplorato luoghi lontani e affascinanti, come le Ande, dove si era cimentata in escursioni di trekking estreme, mosse da un profondo desiderio di scoperta e di vita all’aria aperta. Proprio su questo aspetto, i suoi racconti e le foto condivise sui social network trasmettevano il suo amore per la natura e l’esplorazione, rendendola fonte di ispirazione per molti.
Ultimi giorni tra passione e avventura
Nei giorni precedenti al tragico incidente, Monica aveva intrapreso diverse escursioni, testimoniando la sua dedizione incondizionata allo scialpinismo. Il 24 era stata vicino alla vetta del Coglians, in Carnia, mentre il giorno successivo si era avventurata sul monte Guslon, noto come la vedetta dell’Alpago. Le sue parole, condivise sui social, riflettevano la filosofia di chi vive per la montagna: «Domenica in Carnia. Per poco, pochissimo, non raggiungiamo la vetta del Coglians – una perturbazione ci ha obbligati a desistere. Poco male. La neve nella parte alta era pessima. Tornerò a sciare su questi pendii a neve trasformata. Meritano assai. Tempo carnico top».
La sua ultima escursione, in solitaria il lunedì precedente l’incidente, era stata l’ennesima dimostrazione del suo forte legame con la montagna, una passione che l’ha accompagnata fino all’ultimo respiro. La morte di Monica Reginato lascia un vuoto incolmabile non solo tra i familiari e gli amici ma in tutta la comunità degli amanti della montagna, che in lei vedevano un esempio di coraggio, determinazione e amore profondo per la natura.
Il ricordo di una comunità in lutto
La scomparsa di Monica Reginato è stata accolta con profondo dolore dalla comunità alpinistica e da tutti coloro che la conoscevano. Il mondo dell’alpinismo e dello scialpinismo perde una delle sue figure più carismatiche e appassionate, una donna che ha dedicato la sua vita all’esplorazione delle montagne, insegnando a molti il valore della perseveranza e della passione. La sua eredità continuerà a vivere nelle lezioni impartite, nelle avventure condivise e nel ricordo indelebile che lascia in coloro che hanno avuto la fortuna di conoscerla e di essere ispirati da lei.
La tragedia di Monica Reginato richiama l’attenzione sulla necessità di massima cautela e preparazione quando si affrontano le sfide imposte dalla montagna, un ambiente magnifico ma spesso imprevedibile. La sua storia, pur nella sua drammaticità, serve da monito per tutti gli appassionati di montagna, ricordando l’importanza della sicurezza, della formazione continua e del rispetto per la natura. La sua passione per l’avventura e il suo spirito indomabile resteranno un faro per la comunità alpinistica e per chiunque creda che esplorare significhi vivere pienamente.