![Il ruolo dei giovani studenti e le proteste: analisi di Massimo Cacciari sull'eco di Gaza 1 20240422 093301 1](https://masainews.it/wp-content/uploads/2024/04/20240422-093301-1.webp)
Le proteste studentesche alla Sapienza e l’eco di Gaza: un nuovo movimento giovanile?
Le recenti manifestazioni alla Sapienza di Roma, insieme ad altre proteste in diversi atenei italiani, hanno sollevato un’onda di dibattito pubblico sulla sensibilità giovanile rispetto a temi di portata internazionale, come la tragica situazione a Gaza. Il filosofo Massimo Cacciari, intervenendo ai microfoni di Uno, Nessuno, 100Milan (Radio24), ha offerto una lettura distinta di questi eventi, sottolineando come, nonostante le differenze evidenti rispetto agli storici scontri del ’68, sia prezioso che vi siano giovani attenti a tragedie di tale calibro.
“Non sono certamente gli scontri studenteschi del ’68 e del ’69, ma liberi manifestazioni su una tragedia,” ha dichiarato Cacciari, rimarcando l’importanza di un’opinione pubblica giovane che non si limiti a osservare gli scontri politici interni ma che si preoccupi anche di questioni globali, come quelle che riguardano il conflitto israelo-palestinese. L’interesse verso la tragedia di Gaza, secondo il filosofo, rappresenta un segnale positivo della capacità di guardare oltre i confini nazionali.
Giovani e la percezione del conflitto globale
La sensibilità mostrata nei confronti della situazione a Gaza non trova, però, un parallelo analogo rispetto ad altre crisi internazionali, come il conflitto in Ucraina. A una domanda su questa apparente discrepanza, Cacciari ha risposto evidenziando un percepito minore interesse dei giovani verso il conflitto ucraino, nonostante la potenziale vicinanza e pericolosità per l’Europa. Questa osservazione apre a riflessioni sulle priorità e sulle modalità con cui i giovani approcciano e si informano sui conflitti globali.
Il filosofo ha inoltre espresso il desiderio di vedere nascere un movimento studentesco che si dedichi a una comprensione globale dei pericoli della guerra, attraverso l’utilizzo di strumenti propri dell’ambiente universitario, quali seminari e convegni. “E li devono affrontare,” ha precisato Cacciari, “come si fa in una sede universitaria, cioè con seminari, con convegni, con approfondimenti, cercando di conoscere prima di protestare.” Questo approccio, secondo il pensatore, potrebbe contribuire a formare una base di riflessione e azione più consapevole e informata.
Università, luoghi di confronto e critica
Le parole di Cacciari trovano riscontro anche nella critica verso il rettore dell’Università Aldo Moro di Bari, Stefano Bronzini, il quale ha recentemente minimizzato le proteste studentesche, definendole “ingigantite”. Il filosofo ha contestato il tono ritenuto eccessivamente paternalistico, sottolineando come il dialogo con gli studenti debba avvenire su un piano di parità, senza sottovalutazioni o stereotipi.
Infine, Cacciari ha messo in guardia contro l’ostracismo verso le università israeliane, promuovendo invece una moltiplicazione dei rapporti culturali e scientifici con istituzioni accademiche di tutto il mondo. “L’università dovrebbe essere un luogo di libero confronto e di discussione,” ha concluso, invitando a un approccio più inclusivo e aperto, in grado di arricchire il dibattito accademico e studentesco.
Le riflessioni di Cacciari sul ruolo degli studenti e delle università nel contesto dei grandi temi internazionali offrono uno spunto di riflessione importante. La necessità di un’informazione più profonda e di un impegno consapevole appare come un invito a riconsiderare il modo in cui le nuove generazioni possono e devono interagire con le complesse dinamiche del mondo contemporaneo.