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La Peste Suina Africana Colpisce il Cuore del Prosciutto di Parma: Impatti sull’Export
Il recente ritrovamento di una carcassa di cinghiale positiva alla Peste Suina Africana (PSA) nella zona di Varano de’ Melegari ha scatenato un’onda di preoccupazione nel distretto del Prosciutto di Parma, gioiello del Made in Italy. Questo episodio ha portato all’ampliamento della cosiddetta ‘zona rossa’ a comuni cruciali per la produzione di questo pregiato prosciutto, quali Collecchio, Sala Baganza e Felino, determinando il blocco delle esportazioni verso il Canada, un mercato che rappresenta il 2,5% dell’export del Prosciutto di Parma.
La situazione si aggrava considerando che, nei mesi precedenti, altri paesi avevano già chiuso le loro frontiere ai prodotti DOP italiani, inclusi mercati significativi come Cina, Giappone, Corea del Sud, Taiwan e Messico. La diffusione del virus si presenta come un rischio non trascurabile, visto che può rimanere attivo fino a 400 giorni sulla carne stagionata, sebbene non sia trasmissibile all’uomo.
Implicazioni per la Filiera e Misure di Contenimento
Langhirano, noto per ospitare i principali stabilimenti di stagionatura del Prosciutto di Parma, insieme a Lesignano e Traversetolo, rientra ora nella zona I. Tale classificazione implica l’adozione di misure di sorveglianza rafforzate, pur consentendo ancora l’esportazione dei prodotti. La decisione riflette la preoccupazione crescente per le centinaia di migliaia di cosce di prosciutto attualmente stoccate, che potrebbero essere compromesse dall’epidemia.
Nonostante l’allarme, Alessandro Utini, presidente del Consorzio del Prosciutto di Parma, ha voluto rassicurare consumatori e distributori: «È importante precisare che al momento attuale il contagio nelle nostre zone interessa soltanto la fauna selvatica, ovvero i cinghiali», sottolineando che «la malattia non rappresenta alcun pericolo per l’uomo» e che non esistono attualmente restrizioni alla commercializzazione del prosciutto nell’Unione Europea. L’unico impatto significativo sulle esportazioni riguarda il Canada, un canale di esportazione vitale per il settore.
Reazioni e Preoccupazioni del Settore
Il blocco delle esportazioni potrebbe influire negativamente fino al 30% delle vendite dei prosciutti DOP nei paesi come USA, Francia e Germania, una prospettiva che allarma le associazioni di categoria. Assosuini, in particolare, ha criticato la gestione della crisi, sostenendo che si sarebbe dovuta circoscrivere immediatamente l’area di comparsa del virus e procedere con l’abbattimento selettivo dei cinghiali, una strategia che ha dato frutti in Sardegna.
La PSA, un virus per cui non esistono vaccini, si diffonde principalmente tra i cinghiali e i suini, ma fino a questo momento, non sono stati rilevati capi infetti nella filiera agricola dei maiali. La malattia si manifesta con sintomi quali febbre, inappetenza ed emorragie interne, portando spesso al decesso dell’animale entro dieci giorni dall’infezione.
Sforzi di Contenimento e Informazione
La Regione Emilia Romagna ha istituito un sito internet dedicato, fornendo tutte le informazioni necessarie per segnalare il ritrovamento di carcasse infette e per adottare le precauzioni atte a limitare la diffusione del virus. Questa iniziativa si inserisce in un più ampio sforzo di contenimento che mira a proteggere sia l’industria che la popolazione dalla diffusione della PSA.
In questo contesto, è fondamentale la collaborazione tra produttori, istituzioni e cittadini per monitorare la situazione e intervenire tempestivamente in caso di nuovi focolai. Le misure adottate riflettono la serietà con cui le autorità e gli operatori del settore stanno affrontando la crisi, evidenziando l’importanza di una vigilanza costante e di una comunicazione efficace per salvaguardare una delle eccellenze agroalimentari italiane più conosciute e apprezzate nel mondo.