In Italia si sta assistendo a un acceso dibattito parlamentare riguardo la riforma sulla valutazione della condotta scolastica, proposta che ha riacceso le storiche divisioni tra centrodestra e centrosinistra. Al centro della contesa c’è il ddl Valditara, dal nome del ministro dell’Istruzione, che propone significative modifiche nel sistema di valutazione degli studenti, in particolare per quanto riguarda il voto in condotta.
Un ritorno ai giudizi sintetici
Il disegno di legge vuole introdurre un sistema di valutazione più rigido per il voto di condotta, prevedendo conseguenze dirette sul percorso scolastico degli studenti. Tra le novità più discusse, c’è il ritorno ai giudizi sintetici (insufficiente, sufficiente, buono, ecc.) nelle scuole elementari, in sostituzione dei giudizi descrittivi. Tale cambiamento ha suscitato non poche polemiche, soprattutto da parte delle opposizioni e delle associazioni dei docenti, che vedono nel giudizio descrittivo uno strumento più adeguato a monitorare i progressi degli alunni nel corso dell’anno, rispetto a un semplice voto sintetico che potrebbe non tenere conto delle disparità sociali.
Critiche e difese della riforma
Le critiche al ddl non si sono fatte attendere. Durante una conferenza stampa congiunta prima dell’inizio della seduta parlamentare, esponenti di Pd, M5s e Avs hanno espresso il loro dissenso. “Ad un architetto o un ingegnere la politica non dice cosa debbano fare, ai docenti si pretende di farlo”, ha dichiarato la senatrice del Pd Simona Malpezzi, sottolineando l’intrusività percepita della politica nel mondo dell’educazione. Dall’altra parte, i sostenitori del disegno di legge, come Carmela Bucalo e Giulia Cosenza di Fratelli d’Italia, difendono la riforma come un mezzo per ripristinare il rispetto e l’autorevolezza dei docenti all’interno delle scuole, oltre che per riportare serenità nei rapporti tra studenti e insegnanti. Cosenza ha persino proposto di inasprire ulteriormente le misure, suggerendo la bocciatura degli studenti che occupano una scuola, definendo una tale azione come indice di una “concezione autoritaria” della scuola.
Le conseguenze sul percorso scolastico
Il ddl Valditara introduce una serie di criteri rigorosi per la valutazione della condotta. Per essere ammessi all’anno successivo o agli esami finali, gli studenti dovranno ottenere un voto minimo di sette in condotta. Un voto di sei comporterà la necessità di redigere un elaborato di educazione civica, mentre un voto di cinque porterà alla bocciatura. Inoltre, per il conteggio dei crediti nell’esame di Stato, sarà necessario avere almeno un nove in condotta.
Il ruolo dell’educazione nella società
La discussione sul ddl Valditara va oltre il mero ambito scolastico, toccando temi più ampi come il ruolo dell’educazione nella società e la funzione della scuola non solo come luogo di trasmissione del sapere, ma anche come ambiente di formazione civica e sociale. Il dibattito in corso riflette due visioni diverse dell’istruzione, tra chi vede necessario un approccio più autoritario per garantire rispetto e disciplina, e chi invece sostiene la necessità di un approccio più inclusivo e attento alle esigenze individuali degli studenti.
Il Senato si appresta a votare gli emendamenti proposti dalle opposizioni, che includono la soppressione della norma sul giudizio sintetico per le elementari e l’introduzione dello psicologo in ogni scuola, nel tentativo di trovare un compromesso che possa soddisfare le esigenze di tutte le parti coinvolte. Il risultato di questo voto potrebbe segnare una svolta significativa per il sistema educativo italiano, con implicazioni che andranno a influenzare le future generazioni di studenti.