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La nuova direttiva europea sulle case green: un passo verso l’efficienza energetica
Nel quadro del Green Deal europeo, il Consiglio dei ministri dell’Economia e delle Finanze (ECOFIN) ha recentemente approvato la direttiva sulla prestazione energetica degli immobili (Energy Performance of Buildings Directive, EPBD), segnando un momento decisivo per l’efficienza energetica in Europa. La decisione, avvenuta il 12 aprile, ha visto il favore di 20 dei 27 Stati membri, nonostante l’opposizione dell’Italia e dell’Ungheria e l’astensione di altri cinque paesi. Questo voto rappresenta l’ultima tappa per l’attuazione di una normativa che mira a ridurre significativamente il consumo energetico e le emissioni di gas serra di case e edifici commerciali entro il 2035, con l’obiettivo finale di raggiungere immobili a emissioni zero entro il 2050.
La direttiva stabilisce criteri rigorosi per gli edifici nuovi, che dovranno essere a emissioni zero a partire dal 2028 per quelli pubblici e dal 2030 per quelli privati. Questa classificazione implica edifici ad altissima prestazione energetica, con un consumo energetico molto ridotto coperto interamente da fonti rinnovabili. Il provvedimento prevede anche delle esenzioni per categorie specifiche di edifici, come quelli militari, di culto, temporanei, di piccole dimensioni o utilizzati sporadicamente.
Le sfide dell’efficienza energetica in Italia
La direttiva europea solleva questioni particolarmente pressanti per l’Italia, dove la maggior parte degli edifici presenta un’efficienza energetica molto bassa. Secondo dati dell’ENEA, quasi un terzo degli immobili certificati si trova nella classe di efficienza energetica peggiore, la classe G, e oltre il 22% in classe F. Questo scenario indica che circa 7,5 milioni di edifici nel paese necessiterebbero di interventi di ristrutturazione per migliorare la loro efficienza energetica. La proposta della Commissione Europea ha suscitato preoccupazioni nel governo italiano, preoccupato per le implicazioni finanziarie di un obbligo così ampio di ristrutturazione.
Il ministro dell’Economia Giancarlo Giorgetti ha espresso la contrarietà dell’Italia alla direttiva, sottolineando l’incertezza sui finanziamenti necessari per gli interventi. La posizione italiana riflette la preoccupazione per l’identificazione delle risorse economiche indispensabili per sostenere le ampie ristrutturazioni richieste, una sfida che si estende a livello europeo.
Il finanziamento delle ristrutturazioni: un nodo da sciogliere
Nonostante le ambizioni della direttiva, permangono dubbi significativi su come saranno finanziati gli interventi di ristrutturazione richiesti. Le stime iniziali della Commissione Europea parlavano di una necessità di intervento su circa 30 milioni di immobili, con un impegno finanziario non superiore ai 150 miliardi di euro di fondi europei entro il 2030. Questi fondi sarebbero provenienti da varie fonti, inclusi i Fondi di sviluppo e coesione, il Recovery Plan, il RePowerEU e altri fondi legati al Green Deal, oltre a un contributo dal Fondo sociale per il clima destinato a mitigare l’impatto sociale delle transizioni ecologiche. Tuttavia, le modifiche apportate alla proposta iniziale della Commissione dal Parlamento e dal Consiglio Europeo potrebbero alterare il piano di spesa, lasciando aperte questioni cruciali sul finanziamento effettivo delle ristrutturazioni.
Il dibattito sulla direttiva sulle case green riflette una tensione più ampia tra gli obiettivi ambientali dell’Unione Europea e le realtà economiche e politiche degli Stati membri. Mentre alcuni paesi hanno espresso preoccupazioni per le implicazioni finanziarie delle nuove normative, altri hanno accolto favorevolmente il passo avanti verso un’Europa più sostenibile e a basso consumo energetico. La direttiva EPBD rappresenta un elemento cruciale del Green Deal europeo, sottolineando l’impegno dell’UE verso la riduzione delle emissioni di gas serra e la promozione dell’efficienza energetica. Resta da vedere come i vari Stati membri si adegueranno alle nuove normative e come verranno affrontate le sfide finanziarie e tecniche legate alla loro attuazione.
Nel panorama politico europeo, la direttiva sulle case green ha generato un vivace dibattito, con il Parlamento Europeo che ha mostrato una forte divisione di opinioni. Partiti come Forza Italia, la Lega e Fratelli d’Italia hanno espresso un voto contrario, in contrasto con la maggior parte del Partito Popolare Europeo e altri gruppi politici che hanno sostenuto la direttiva. Al contrario, partiti come il Partito Democratico, il Movimento 5 Stelle e Italia Viva hanno votato a favore, evidenziando una pluralità di visioni all’interno dell’UE sui percorsi da seguire per raggiungere gli obiettivi di sostenibilità energetica e ambientale.