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La revisione del processo di Erba: nuove prove e testimonianze in aula
La richiesta di revisione del processo per la strage di Erba, che vide l’uccisione di quattro persone l’11 dicembre 2006, porta nuovamente sotto i riflettori la coppia condannata all’ergastolo, Olindo Romano e Rosa Bazzi. Dopo anni di silenzio e di carcere, i due si trovano di fronte alla possibilità di un riesame del loro caso, grazie all’intervento dei loro legali che, nella seconda udienza dedicata alla revisione presso la Corte d’appello di Brescia, hanno presentato le loro argomentazioni a sostegno della richiesta.
Le motivazioni che spingono alla revisione del processo sono molteplici e complesse. Tra queste, emerge la figura di Mario Frigerio, unico sopravvissuto alla strage, il cui racconto e le cui condizioni di salute mentale al momento delle deposizioni sono diventate punti chiave della discussione. Gli avvocati di Romano e Bazzi, tra cui Fabio Schembri e Patrizia Morelli, hanno messo in dubbio la credibilità della testimonianza di Frigerio, sostenendo che soffrisse di amnesia anterograda, una condizione che avrebbe compromesso la sua capacità di ricordare o riconoscere persone e fatti in modo affidabile.
Le prove scientifiche e le testimonianze contraddittorie
Uno degli elementi più controversi riguarda le prove scientifiche raccolte durante le indagini, in particolare l’assenza di tracce di sangue nelle abitazioni dei due condannati. Questo punto è stato sollevato da Schembri, che ha criticato i metodi investigativi e la mancanza di prove forensi concludenti contro i suoi assistiti. La difesa ha inoltre presentato nuove consulenze che metterebbero in dubbio la dinamica degli eventi così come ricostruita nell’accusa originaria, inclusa la possibilità che Valeria Cherubini, una delle vittime, potesse aver compiuto determinate azioni dopo essere stata ferita.
In aula, gli avvocati hanno anche criticato la gestione delle intercettazioni ambientali effettuate nella stanza d’ospedale di Frigerio, sostenendo che le trascrizioni non fossero affidabili. Hanno inoltre citato un episodio in cui un gruppo di studenti universitari, ascoltando i file audio relativi a Frigerio, avrebbe fornito interpretazioni dei contenuti che avvalorano le tesi della difesa, ovvero che Frigerio non avrebbe nominato Olindo Romano in modo consapevole o affidabile.
La difficile battaglia per la revisione
La richiesta di revisione del processo non è solo un passaggio tecnico-giuridico, ma si carica di un profondo significato umano e sociale. Azouz Marzouk, che ha perso la moglie e il figlio nella strage, si è presentato a Brescia per seguire l’udienza, esprimendo il suo sostegno alla battaglia per la verità. La sua presenza sottolinea come, nonostante il passare degli anni, il bisogno di giustizia e verità resti un imperativo ineludibile per le famiglie delle vittime e per l’intera comunità.
La decisione della Corte d’Appello di Brescia non è stata ancora presa, e si prevede che ci possano essere ulteriori rinvii prima di arrivare a una conclusione definitiva. Intanto, gli avvocati di Olindo Romano e Rosa Bazzi continuano a sostenere l’innocenza dei loro assistiti, evidenziando come le numerose anomalie e le contraddizioni emerse nel corso degli anni meritino un’attenzione approfondita e possano aprire la strada a una revisione del caso che potrebbe riscrivere uno dei capitoli più bui della cronaca italiana.
Le implicazioni di una eventuale revisione del processo sono enormi, non solo per i diretti interessati ma per l’intero sistema giudiziario italiano, che si trova di fronte alla sfida di dimostrare la sua capacità di correggere eventuali errori passati. La strage di Erba rimane una ferita aperta nella società italiana, e la ricerca della verità è un dovere che coinvolge tutti i cittadini, affinché la giustizia possa finalmente avere il suo corso.