La lezione di Pahor: la pace è un dovere morale e una scelta possibile
In un mondo segnato da tensioni crescenti e da conflitti che sembrano inarrestabili, le parole dell’ex presidente della Repubblica di Slovenia, Borut Pahor, risuonano come un potente monito e una speranza. Durante una cerimonia solenne presso l’Università di Trieste, dove gli è stata conferita la laurea honoris causa in Giurisprudenza, Pahor ha ribadito con forza un messaggio di pace, convinto della sua indispensabilità e della sua possibilità. ‘La guerra non è inevitabile. Abbiamo sempre la possibilità, e anche il dovere morale, di cercare i modi per rafforzare la pace e la sicurezza, la democrazia e il benessere’, ha dichiarato.
Le sue parole non sono solo un appello alla razionalità e alla collaborazione internazionale, ma anche un riconoscimento di quanto già raggiunto in termini di convivenza pacifica e di sicurezza collettiva. Pahor ha sottolineato l’importanza di un impegno comune verso un ‘futuro europeo’ che sia sinonimo di pace e sicurezza, non solo per l’attuale generazione ma anche per quelle future. ‘Per proteggere la pace e la sicurezza, per il bene dei nostri figli, non abbiamo altra scelta se non continuare a dimostrare di volta in volta a noi stessi e al mondo intero che una pace duratura europea e mondiale è necessaria e possibile’, ha aggiunto.
Un impegno condiviso per la pace
Il discorso di Pahor non è stato solo un monologo sull’importanza della pace, ma anche un omaggio alla collaborazione e all’amicizia con l’Italia, rappresentata nella figura dell’amico e presidente della Repubblica, Sergio Mattarella. ‘Tutto ciò che abbiamo fatto con l’amico e presidente della Repubblica Sergio Mattarella – ha spiegato Pahor – lo abbiamo fatto perché crediamo nella pace duratura e nel sacro dovere degli uomini di Stato di adoperarsi in suo favore al meglio delle loro capacità’. Queste parole sottolineano l’importanza del lavoro congiunto e dell’impegno reciproco tra nazioni e leader nel perseguire e mantenere la pace.
L’ex presidente sloveno ha ricordato un momento particolare di soddisfazione e di appagamento condiviso con Mattarella, rimarcando come il senso di realizzazione derivi non solo dal raggiungimento di obiettivi personali o nazionali, ma dalla consapevolezza di aver contribuito a un bene più grande e duraturo: la pace. ‘Come ci siamo confidati quando quel lunedì 13 luglio 2020 rientravamo a casa, a Roma e a Lubiana, sentivamo un profondo senso di appagamento e soddisfazione’, ha rivelato Pahor, evidenziando la gratificazione che deriva dal lavorare per la concordia e l’armonia internazionale.
La ricerca della verità come fondamento della pace
Un aspetto cruciale del discorso di Pahor riguarda il processo attraverso il quale è possibile raggiungere la pace. Secondo l’ex presidente, ‘la pacificazione e la riconciliazione sono possibili solo attraverso l’eterna ricerca della verità, il suo riconoscimento e il perdono’. Questa visione sottolinea l’importanza di affrontare i conflitti non con l’obiettivo di vincere o sottomettere, ma con quello di comprendere, riconoscere le ingiustizie e lavorare insieme per superarle.
Il concetto di verità assume quindi un ruolo centrale nella costruzione di una pace duratura. Non si tratta solo di un obiettivo politico o diplomatico, ma di un processo morale ed etico che richiede impegno, onestà e apertura sia a livello individuale che collettivo. La capacità di riconoscere i torti, di chiedere e offrire perdono, diventa la pietra angolare su cui costruire un futuro di pace e di stabilità.
La pace come scelta consapevole e impegno costante
Le riflessioni condivise da Borut Pahor durante la sua lectio magistralis rappresentano un appello alla responsabilità di ogni individuo e di ogni nazione nel contribuire attivamente alla pace mondiale. La pace è vista non solo come un obiettivo desiderabile, ma come un dovere morale, una scelta consapevole che richiede impegno, sacrificio e la volontà di collaborare oltre i confini e le differenze.
La lezione che emerge dal discorso di Pahor è che la pace non è un dato di fatto, ma il risultato di azioni, scelte e politiche attuate con saggezza e lungimiranza. Il suo messaggio invita a riflettere sull’importanza di ogni gesto volto alla riconciliazione e alla costruzione di un mondo più giusto e sicuro. In un’epoca caratterizzata da incertezze e sfide globali, la voce di Pahor si fa portavoce di un umanesimo rinnovato, dove la pace diventa il fine ultimo di ogni azione politica e sociale.