Arresto a Lione per l’omicidio di una giovane francese in Valle d’Aosta
Il tragico epilogo di una vicenda che ha sconvolto la tranquilla vita della Valle d’Aosta si è concluso con l’arresto, a Lione, di Teima Sohaib, un giovane di 21 anni con origini egiziane ma nato in Italia. Sohaib è accusato dell’omicidio di Nathalie Laisne, una ventiduenne francese, il cui corpo è stato ritrovato in un villaggio montano abbandonato. La loro relazione, descritta come intensa e turbolenta, ha catturato l’attenzione degli inquirenti fin dalle prime fasi delle indagini.
Il processo a carico di Sohaib si aprirà nei primi giorni di maggio al Tribunale correzionale della Val d’Isère, con l’accusa di ‘omicidio’ legata a una serie di episodi violenti che lo vedono protagonista nei confronti della giovane Laisne. La vicenda, che ha attraversato le frontiere nazionali, ha portato all’emissione di un Mandato di Arresto Europeo (MAE) da parte delle autorità giudiziarie di Aosta, dopo che Sohaib era stato ricercato per ‘violazione del controllo giudiziario’, entrando in Italia dalla Francia.
Una relazione complessa e il tragico epilogo
Nonostante i precedenti e la natura tumultuosa della loro relazione, Sohaib e Laisne non si erano separati, compiendo addirittura un viaggio insieme attraverso il Nord Italia. Questo dettaglio emerge nelle cronache locali che hanno seguito il caso, delineando un quadro di una coppia unita da un legame forte ma evidentemente problematico. Il loro ultimo viaggio li ha portati in Valle d’Aosta, precisamente nei dintorni di La Salle, dove la loro presenza non è passata inosservata.
Il fascino per l ‘urbex‘, l’esplorazione di luoghi abbandonati, sembra aver guidato i due giovani verso il borgo diroccato dove si è consumato l’omicidio. Un luogo isolato, raggiungibile solo attraverso un sentiero immerso nella natura, che ha fatto da scenario a questo drammatico evento. Lì, Nathalie Laisne ha trovato la morte, in circostanze ancora da chiarire completamente, ma che le indagini iniziali descrivono come un delitto d’impeto, frutto di una lite degenerata.
Le indagini e le scoperte
Gli sforzi investigativi, condotti sotto la guida del procuratore capo Luca Ceccanti e del sostituto procuratore Manlio D’Ambrosi, hanno portato alla luce dettagli inquietanti. Il corpo della giovane è stato ritrovato all’interno di una chiesetta, in posizione fetale, con evidenti segni di violenza. L’autopsia, eseguita dall’anatomopatologo Roberto Testi, ha escluso l’ipotesi di suicidio, orientando le ipotesi degli inquirenti verso un omicidio premeditato, sebbene le ferite inferte non fossero particolarmente profonde.
Il luogo del ritrovamento, una cappella che ha resistito al passare del tempo e alle calamità naturali, si è trasformato in una scena del crimine, con tracce ematiche che hanno guidato gli investigatori nella ricostruzione degli ultimi momenti di vita della vittima. La sparizione dei documenti e del telefonino di Laisne aggiunge ulteriori interrogativi a un caso già di per sé carico di mistero.
La caccia all’uomo e l’arresto
La fuga di Sohaib ha scatenato una vera e propria caccia all’uomo, con la Gendarmerie francese e le forze dell’ordine italiane mobilitate per la sua cattura. Dopo giorni di ricerche, condotte anche con l’aiuto delle testimonianze di chi lo aveva visto in fuga, l’arresto è avvenuto a Lione, dove il giovane si era rifugiato tra amici e conoscenti pronti a coprire i suoi movimenti. ‘Si sta nascondendo, è braccato, prima o poi farà un errore e lo prenderemo’, aveva dichiarato un investigatore prima della sua cattura, anticipando quello che sarebbe stato l’epilogo di questa fuga.
La comunità di Aosta e l’opinione pubblica internazionale seguono ora con attenzione lo sviluppo del processo, che vedrà Teima Sohaib rispondere delle accuse a lui rivolte. Il caso ha sollevato interrogativi sulla violenza nelle relazioni affettive e sull’importanza di segnali premonitori che, purtroppo, non sono stati sufficienti a evitare la tragedia. Mentre la giustizia segue il suo corso, resta il ricordo di una giovane vita spezzata in circostanze tragiche, simbolo di una violenza che troppo spesso si nasconde dietro le facciate di relazioni apparentemente normali.