![Università Italiane Contro il Bando di Cooperazione con Israele: Dibattito e Proteste 1 La protesta accademica in Italia contro il bando di cooperazione con Israele si intensifica](https://masainews.it/wp-content/uploads/2024/04/20240409-143022.webp)
Le Università Italiane Contro il Bando di Cooperazione con Israele
Nelle ultime settimane, il panorama accademico italiano è stato teatro di un intenso dibattito che ha coinvolto studenti, docenti e ricercatori di numerosi atenei. Al centro della discussione, un bando di collaborazione scientifica tra Italia e Israele, la cui scadenza è fissata per il 10 aprile. Questo bando, frutto di un accordo tra il ministero dell’Innovazione, Scienza e Tecnologia israeliano (MOST) e la direzione generale per la promozione del “sistema paese” del ministero degli Affari esteri e della Cooperazione internazionale italiano (MAECI), mira a finanziare progetti di ricerca nei settori della tecnologia del suolo, dell’acqua e dell’ottica di precisione.
Il dibattito si è acceso quando, a marzo, il senato accademico dell’Università di Torino ha pubblicamente preso posizione contro il bando, seguito a breve dalla Scuola Normale Superiore e, successivamente, da appelli simili provenienti da Firenze, Bari e Pisa. Queste prese di posizione si aggiungono alle proteste studentesche avvenute in città come Napoli, Bologna e Roma, tutte con un obiettivo comune: impedire la partecipazione al bando in questione.
Una Lettera al Ministro e le Motivazioni delle Proteste
A fine febbraio, una lettera indirizzata al ministro degli Esteri Antonio Tajani ha sollevato ufficialmente la questione, ricevendo l’adesione di quasi 2.500 tra docenti, ricercatori e personale tecnico-amministrativo delle università italiane. Il cuore della loro preoccupazione risiede nel timore che il bando possa finanziare ricerche in tecnologie dual use, potenzialmente utilizzabili in ambito militare, e nella volontà di non essere complici delle violazioni dei diritti umani nella Striscia di Gaza, citando le operazioni militari israeliane. La posizione assunta è chiara: la cooperazione scientifica non deve tradursi in una collaborazione utilizzabile per fini bellici.
I detrattori del bando sottolineano come la partecipazione ad esso possa risultare in una violazione dell’articolo 11 della Costituzione Italiana, che ripudia l’uso della guerra come strumento di risoluzione delle controversie internazionali. La mozione approvata dal senato accademico della Scuola Normale Superiore, simile a quella dell’Università di Torino, riflette questa preoccupazione, invitando a una riconsiderazione della partecipazione al bando in questione.
Le Reazioni delle Università e le Dimissioni a Bari
La mobilitazione non si è limitata alle dichiarazioni ufficiali. Circa duecento tra docenti, dottorandi e assegnisti dell’Università di Firenze, e una trentina del dipartimento di Scienze politiche dell’Università di Pisa, hanno sottoscritto un appello ai propri rappresentanti chiedendo di non aderire al bando. A Bari, le proteste dei collettivi studenteschi hanno portato il rettore a dimettersi dal comitato scientifico della Fondazione Med-Or, legata all’industria delle armi Leonardo Spa, con una seduta straordinaria del senato accademico convocata per discutere della questione.
La protesta ha trovato eco anche oltre i confini degli atenei. A Napoli, il rettorato della Federico II è stato occupato da studenti e studentesse che hanno espresso la loro netta opposizione agli accordi con Israele, definendo il bando MAECI come ‘il punto di non ritorno della complicità dell’accademia con il criminale progetto di Netanyahu di cancellazione del popolo palestinese’. Questo sentimento di disapprovazione è condiviso anche da studenti della Sapienza di Roma e dell’Università di Bologna, che hanno visto nelle scorse settimane proteste simili.
Uno Sciopero Nazionale e le Richieste degli Universitari
In risposta alla crescente tensione, è stato indetto per martedì 9 aprile uno sciopero nazionale degli universitari. L’obiettivo è chiaro: sollecitare gli atenei a non presentare candidature al bando e richiederne il ritiro ufficiale. Sono previste iniziative in almeno 25 università in tutta Italia, a dimostrazione di come la questione abbia sollevato un’ampia riflessione sul ruolo della ricerca scientifica e sulle responsabilità etiche che essa comporta.
Questo movimento di protesta, che si estende attraverso diverse città e università, rappresenta non solo una contestazione specifica contro un bando di cooperazione, ma solleva interrogativi più ampi sulla finalità della ricerca scientifica e sulla sua applicazione. Le università italiane, con la loro ricca storia di istituzioni impegnate nel progresso del sapere, si trovano ora a dover bilanciare l’importanza della collaborazione internazionale con la necessità di preservare principi etici fondamentali, in un contesto globale sempre più complesso.