![La drammatica aggressione della Guardia Costiera Libica alla Nave Mare Jonio nel Mediterraneo Centrale 1 La drammatica aggressione della Guardia Costiera Libica alla Nave Mare Jonio nel Mediterraneo Centrale](https://masainews.it/wp-content/uploads/2024/04/la-drammatica-aggressione-della-guardia-costiera-libica-alla-nave-mare-jonio-nel-mediterraneo-centrale.webp)
Un episodio drammatico si è consumato nelle acque internazionali del Mediterraneo centrale, coinvolgendo la nave ONG Mare Jonio e la guardia costiera libica. Durante un’operazione di salvataggio, la motovedetta libica, finanziata dall’Italia e precedentemente appartenente alla Guardia di Finanza italiana, ha aperto il fuoco sui migranti e sui soccorritori. Nonostante l’evidente violazione dei diritti umani, il governo italiano guidato da Giorgia Meloni ha scelto di non protestare contro gli aggressori, ma di sanzionare le vittime dell’attacco.
Aggressione in mare e conseguenze politiche
Il coordinatore delle operazioni di salvataggio della Mare Jonio, Iasonas Apostolopoulos, ha testimoniato di aver visto la motovedetta libica passare sopra un uomo in mare, alimentando il sospetto che quest’ultimo possa essere annegato. Inoltre, Vanessa Guidi, medico a bordo, ha raccontato di un giovane colpito alla testa dai libici mentre tentava disperatamente di restare a galla. Queste testimonianze dipingono un quadro di violenza inaudita, in aperto contrasto con le leggi internazionali e umanitarie.
Le autorità italiane hanno risposto a questo episodio imponendo un fermo amministrativo di 20 giorni alla Mare Jonio, basando la decisione su una narrazione fornita dalla guardia costiera di Tripoli, priva di prove documentali. Questa mossa ha sollevato interrogativi sulla volontà del governo italiano di proteggere i propri finanziamenti e alleanze politiche, anche a discapito della sicurezza e dei diritti dei migranti e dei soccorritori.
La reazione della comunità internazionale e dell’ONG
La decisione di fermare la nave ha provocato un’ondata di indignazione tra i sostenitori dei diritti umani e le organizzazioni non governative. Fabio Lanfranca, avvocato di Mediterranea, ha evidenziato l’assenza di prove a sostegno delle accuse mosse contro la Mare Jonio, sottolineando come, invece, esistano video e testimonianze che confutano la versione delle autorità libiche. La situazione ha messo in luce un conflitto di narrazioni, con il governo italiano che sembra prediligere una versione dei fatti che non richieda di mettere in discussione le proprie politiche o alleanze.
Luca Casarini, portavoce di Mediterranea, ha annunciato l’intenzione dell’ONG di presentare un ricorso amministrativo e di lavorare a un esposto penale contro il governo libico e la motovedetta Fezzan, ma anche contro le complicità di Roma. Questa mossa giuridica punta a evidenziare non solo le responsabilità dirette degli attacchi, ma anche le responsabilità politiche e finanziarie dell’Italia nel sostegno a entità che violano i diritti umani.
Un appello al governo italiano
Il comandante della Mare Jonio, Giovanni Buscema, ha espresso il suo disappunto verso l’esecutivo italiano, definendo vergognoso il sostegno finanziario e politico a entità criminali. La sua dichiarazione riflette il senso di tradimento provato da molti italiani che non si riconoscono nelle politiche migratorie attuali, percepite come contrarie ai principi di umanità e solidarietà.
Il caso della Mare Jonio solleva interrogativi profondi sul ruolo dell’Italia nel Mediterraneo e sulla sua politica estera. La scelta di punire chi salva vite in mare, piuttosto che condannare chi apre il fuoco sui disperati, pone l’Italia in una posizione moralmente e legalmente discutibile. In un contesto globale dove la gestione dei flussi migratori richiede cooperazione e rispetto dei diritti umani, episodi come questo minano la credibilità internazionale dell’Italia e chiamano in causa i principi fondamentali su cui si basa l’Unione Europea.
La situazione nel Mediterraneo centrale rimane tesa, con la vita di migliaia di persone in bilico tra la disperazione e la speranza. Il confronto tra la Mare Jonio e la guardia costiera libica non è solo un episodio isolato, ma un sintomo di una crisi più ampia che richiede risposte concrete, umane e legali, da parte dell’Italia e della comunità internazionale.