La statua della discordia: una nuova casa per l’omaggio alla maternità
La controversia che ha avvolto la scultura di Vera Omodeo, una rappresentazione artistica di una donna che allatta, potrebbe trovare una soluzione grazie a una proposta del sindaco di Milano, Giuseppe Sala. Originariamente destinata a un luogo pubblico, l’opera aveva suscitato perplessità da parte di una commissione formata da tecnici comunali e della Soprintendenza alle Belle Arti, che ne aveva messo in discussione la collocazione a causa della sua rappresentazione di valori non universalmente condivisibili.
In un intervento sulla sua pagina Facebook, il sindaco Sala ha aperto a una nuova possibile destinazione per la statua: la clinica Mangiagalli, un nome noto in città per il suo reparto di maternità. La proposta, ispirata da un suggerimento del giornalista Enrico Mentana, mira a collocare l’opera nei giardini che circondano l’ospedale, offrendo così un tributo simbolico alla maternità e ai sacrifici delle donne.
Un simbolo contro la denatalità
La decisione di optare per la Mangiagalli non è casuale. Questa clinica, oltre ad essere il luogo di nascita di molti milanesi, tra cui lo stesso Mentana, rappresenta un punto di riferimento per la maternità nella metropoli lombarda. La scelta di questo sito come nuova casa per la scultura di Omodeo, scomparsa l’anno scorso, è stata definita dal sindaco Sala come “un gesto oltremodo simbolico”.
Il trasferimento dell’opera, che raffigura una donna a seno scoperto mentre allatta un neonato, diventa così un messaggio potente in un momento storico in cui l’Italia, e in particolare Milano, si confronta con il problema della denatalità. La statua, secondo Sala, può diventare un omaggio ai sacrifici quotidiani delle donne, un valore che il sindaco ritiene assolutamente universale.
La reazione della comunità artistica e civile
La proposta di Sala ha riacceso il dibattito sulla libertà artistica e sul ruolo dell’arte nello spazio pubblico. La famiglia di Vera Omodeo aveva donato l’opera al Comune di Milano con l’intenzione di vederla esposta in uno spazio aperto alla comunità, una volontà che si era scontrata con le riserve della commissione. L’idea di trasferire la statua alla Mangiagalli, tuttavia, offre una soluzione che potrebbe soddisfare sia le esigenze di rispetto per l’arte sia quelle di sensibilizzazione su temi di rilevanza sociale.
L’iniziativa del sindaco ha trovato eco tra i cittadini e nelle organizzazioni femminili, che vedono nella scultura un simbolo importante per la lotta contro gli stereotipi di genere e per la promozione di una maggiore consapevolezza sui temi della maternità e della cura. La discussione si inserisce in un contesto più ampio di riflessione sulle politiche urbane e sulla capacità dell’arte di stimolare il dialogo su questioni sociali cruciali.
L’arte incontra la maternità: un futuro simbolico
La statua di Vera Omodeo potrebbe così trovare una seconda vita, diventando non solo un pezzo di arredo urbano, ma un vero e proprio manifesto artistico dedicato alla maternità. La sua collocazione alla Mangiagalli, se approvata dalla commissione, rappresenterebbe una vittoria per coloro che credono nel potere dell’arte di comunicare messaggi profondi e di unire la comunità intorno a valori condivisi.
Il percorso della statua, da oggetto di controversia a simbolo di universalità, evidenzia il ruolo unico che l’arte può giocare nel dare forma e voce alle esperienze umane. In attesa della decisione finale della commissione, la proposta di Sala rimane un esempio eloquente di come il dibattito pubblico possa trasformare una questione di collocazione artistica in un’opportunità per riflettere sui temi fondamentali della vita sociale e culturale.