Il “salva-case” di Salvini: verso una sanatoria per le irregolarità edilizie
Il Ministero delle Infrastrutture, sotto la guida di Matteo Salvini, sta valutando una proposta di sanatoria che promette di essere una svolta per molti proprietari di immobili in Italia. La cosiddetta operazione “salva-case” si articola in un tentativo di regolarizzare una vasta gamma di irregolarità edilizie, che si sono accumulate nei decenni a causa di una serie di fattori, tra cui disallineamenti formali, modifiche interne non dichiarate e altri piccoli interventi che oggi costituiscono un ostacolo alla libera circolazione degli immobili.
Il piano di Salvini mira a indirizzare tre livelli crescenti di irregolarità, offrendo una possibilità di legittimazione per lavori realizzati senza rispettare pienamente le autorizzazioni iniziali. Queste irregolarità vanno dalle semplici difformità formali, come errori nel progetto esecutivo rispetto a quello presentato, a modifiche più sostanziali effettuate internamente agli edifici. La proposta non intende però coprire i casi di abuso edilizio più gravi, mantenendo una distinzione chiara rispetto a interventi completamente fuori norma.
Le categorie di irregolarità e la procedura di sanatoria
Le difformità di natura formale rappresentano il primo livello di irregolarità che il decreto “salva-case” si prefigge di sanare. Queste sono principalmente legate a discrepanze tra il progetto approvato e ciò che è stato effettivamente realizzato, spesso dovute a correzioni apportate direttamente in cantiere. Fabrizio Pistolesi, architetto e relatore della proposta di revisione del Testo unico per l’edilizia, evidenzia come, prima del 1977, fosse complicato apportare modifiche legalmente durante la costruzione, portando così a difformità oggi sanabili.
Il secondo livello di irregolarità considera le modifiche interne, che vanno oltre le semplici questioni formali e che hanno modificato la sostanza degli spazi abitativi. Queste includono variazioni come l’aggiunta di bagni, lo spostamento di tramezzi o la divisione di stanze, che prima del 1977 potevano essere realizzate senza dover presentare una planimetria dettagliata per ogni piano. Questo tipo di modifiche, spesso accumulate e stratificate nei decenni, sono oggi al centro dell’attenzione per la loro possibile regolarizzazione.
Una proposta che mira a “fare felici i cittadini”
Il ministro Salvini ha sottolineato come l’obiettivo principale del “salva-case” sia quello di semplificare la vita dei cittadini e degli uffici comunali, sovraccarichi di pratiche edilizie. L’intervento legislativo, ancora in fase di definizione, punta a sbloccare la situazione di stallo in cui si trovano molti immobili, facilitando la loro vendita, ristrutturazione o semplice regolarizzazione. «Ho sentito in radio che l’amico Tajani ha detto di non aver ancora letto la proposta, la porteremo al consiglio dei Ministri e vedrete che non andrà a sanare gli abusi edilizi ma ad alleggerire i Comuni e fare felici i cittadini che ci ringrazieranno», ha dichiarato Salvini, manifestando ottimismo riguardo l’accoglienza che il decreto riceverà.
La sfida principale per la realizzazione di questa sanatoria sta nel bilanciare la necessità di regolarizzare situazioni consolidate nel tempo con la ferma opposizione a legittimare gli abusi edilizi più evidenti e gravi. La proposta, quindi, si configura come un tentativo di mediazione tra le esigenze di controllo e regolamentazione del territorio e quelle di chi, per vari motivi, si è trovato a dover affrontare situazioni di irregolarità spesso involontarie o dettate da esigenze pratiche.
Il dibattito sul “salva-case” è solo all’inizio, ma il segnale inviato dal Ministero delle Infrastrutture è chiaro: si apre una finestra di opportunità per molti proprietari di immobili. Resta da vedere come questa proposta verrà accolta dal Consiglio dei Ministri e quali saranno le sue effettive ripercussioni sul tessuto urbano e sociale italiano.