Incidente di Rosazza: la Procura conferma l’ipotesi iniziale, Pozzolo unico indagato
Le indagini sulla notte di Capodanno a Rosazza, che hanno visto il deputato Emanuele Pozzolo al centro di un’inchiesta per lesioni colpose, porto illegale di arma da fuoco e altre accuse, si avviano verso una conclusione. La Procura di Biella ha chiuso le indagini preliminari, confermando l’ipotesi iniziale che vede il politico vercellese come unico indagato.
La vicenda, che ha tenuto banco per mesi, ha avuto inizio quando, durante i festeggiamenti della Pro loco di Rosazza, è partito un colpo di pistola che ha immediatamente scatenato indagini e interrogativi. Secondo l’accusa, il proiettile sarebbe stato esploso dall’arma di Pozzolo, ma l’indagato ha sempre negato ogni responsabilità, sostenendo che il colpo non fosse partito dalla sua mano.
Le prove tecniche e le testimonianze
Le indagini si sono basate su una serie di elementi, tra cui le testimonianze raccolte tra i presenti quella notte e una serie di accertamenti tecnici. Tra questi, rilevante è stato il lavoro del Laboratorio RIS di Parma e della consulenza tecnica balistica eseguita dalla dottoressa Sorropago. Queste analisi hanno confermato la sovrapponibilità tra il narrato delle persone informate sui fatti, in particolare della persona offesa, e la situazione reale, escludendo così la versione alternativa fornita da Pozzolo.
Un aspetto cruciale è emerso in merito alla detenzione dell’arma: secondo gli inquirenti, la pistola non avrebbe dovuto essere portata in un luogo pubblico o aperto al pubblico, essendo detenuta esclusivamente in regime di collezione. Da qui le accuse di porto illegale di arma da fuoco e detenzione di munizioni di tipo espansivo, considerate munizioni da guerra.
La reazione di Pozzolo
Nonostante l’ufficializzazione della sua posizione di unico indagato, Pozzolo mantiene la sua linea difensiva. «Continuo a dire semplicemente una cosa», ha dichiarato il deputato, ribadendo di aver sempre negato che il colpo sia partito dalla sua mano. La sua difesa pone l’attenzione sul fatto che si sia sottoposto volontariamente agli accertamenti dello Stub, nonostante non fosse obbligato a farlo, sollevando dubbi su perché queste verifiche siano state effettuate esclusivamente su di lui.
«Mi rimane però questa domanda di fondo», ha concluso Pozzolo, interrogandosi sulla logica investigativa che ha portato a concentrare l’attenzione solo su di lui, seppur dichiarando fin dall’inizio la propria estraneità ai fatti.
Il cammino verso il processo
Con la chiusura delle indagini preliminari, il caso si avvicina alla fase del processo dove saranno approfonditi tutti gli elementi raccolti. La posizione di Pozzolo, al momento, rimane quella di unico indagato, ma il dibattimento potrebbe riservare ulteriori sviluppi. La questione del porto illegale di arma da fuoco, unita all’omessa custodia e alle altre accuse, costituirà il fulcro attorno a cui si concentreranno le argomentazioni della Procura e della difesa.
Da parte sua, l’opinione pubblica rimane in attesa di comprendere come si svilupperanno le prossime fasi del procedimento, con la speranza che la verità emerga in modo chiaro e inequivocabile. Le dichiarazioni di Pozzolo, così come i risultati delle indagini preliminari, gettano le basi per un processo che si annuncia complesso, con molteplici sfaccettature tecniche e legali da considerare.